Formazione etico-religiosa e problematiche sociali
GENNAIO 2007

Gli episodi, gli scritti e gli atteggiamenti di tanti cristiani e non cristiani di fronte a realtà come:
1) Il thriller, ricolmo di bugie, di Dan Brown: “Il Codice Da Vinci”;
2) La conversione di tanti battezzati a Sette e pseudo-religioni, per l’illusione d’incontrare la divinità o il massimo equilibrio interiore in rapporto al Tutto o all’Assoluto;
3) i discorsi del Papa, spesso manipolati dai giornalisti e dai politici per avallare le loro idee e muovere critiche alla Chiesa;
4) il non aver voluto riconoscere le radici cristiane dell’Europa, per il timore di offendere altre religioni; ecc. ecc.
hanno evidenziato tutta la fragilità dell’identità cristiana, e tutta la precarietà dal punto di vista esegetico – dottrinale dei cattolici dell’Oggi.
Questo mi ha spinto a continuare la riflessione sulla 2° Persona della SS.Trinità: Cristo Gesù,
con lo scopo di far conoscere con maggior sistematicità e chiarezza ciò che riguarda l’Oggetto fondamentale della religione cristiana:

la Cristologia


D: Il discorso sulla Resurrezione di Gesù, nel NT, si sviluppa con terminologie diverse; quali?
R: Esse possono essere divise almeno in tre terminologie:
- terminologia della Resurrezione “egheiro”, “emistei”;
- terminologia di esaltazione o glorificazione;
- terminologia di vita.

D: Perché questa pluralità? Non era sufficiente un solo linguaggio?
R: Il linguaggio umano non è in grado di esprimere una realtà senza precedenti, come la Resurrezione di Cristo. Essa ha una ricchezza di significato profondissima, multiforme, quindi per essere espressa necessita di una molteplice terminologia che possa sottolinearne i vari aspetti.
Non sono aspetti estrinseci l’uno all’altro, ma intrinseci, collegati all’unica verità della Resurrezione, che la mente umana, non essendo intuitiva ma discorsiva, coglie in concetti separati.
I termini, del linguaggio greco: “egheiro” o “emistei che noi traduciamo: “Resurrezione”. indicano il ritorno alla posizione eretta di chi è adagiato. Gesù era coricato e si è “rialzato”.
La terminologia di esaltazione o glorificazione, esprime il concetto della promozione di quella persona da una condizione di abbassamento ad una di eccellenza (cfr. Fil 2,6-11).
La terminologia di vita, non sottolinea in sé alcun passaggio, è una parola in sé statica: indica la contrapposizione radicale alla morte.
Tutte e 3 queste terminologie, messe insieme, possono trasmettere l’esperienza che gli apostoli fecero in maniera unitaria: quel che videro, che cioè, il Cristo si era rialzato, era stato esaltato, era passato dalla morte alla vita: quello che videro in un istante lo hanno dovuto dire con terminologie diverse.

D: La Resurrezione segna la cruciale differenza tra Gesù e tutti gli altri fondatori di religioni, i cui corpi sono sepolti sulla terra, mentre la tomba di Gesù è vuota. Con la realtà o meno della Resurrezione sta o cade l’intera fede cristiana, cioè, l’intera essenza del Cristianesimo. Quindi, viene d’obbligo una domanda: cosa non è la Risurrezione?
R: Il Risorto non è un fantasma, come pensarono gli apostoli all’inizio (cfr. Lc 24,36-43).
La Resurrezione non è la rivivificazione, come quella di Lazzaro che torna a morire, infatti, egli ha ancora le bende, mentre Gesù le lascia definitivamente, simbolo del fatto che Gesù risorge per non morire più.
La Resurrezione non è la reincarnazione, che avviene comunque, secondo coloro che credono in tale dottrina, in un corpo terrestre, non glorificato.
La Resurrezione non è l’immortalità in quanto tale, quella cioè, che si predica anche dell’anima staccata dal corpo, perché se così fosse stato, Gesù avrebbe affrontato solo il viaggio dell’anima. Il NT, invece, parla di apparizioni del corpo di Gesù (lo si poteva toccare).
La Resurrezione non è l’assunzione al cielo che l’AT ritiene – anche se con linguaggio metaforico – sia accaduta a Enoch, a Elia, forse a Mosé (la cui tomba non si trova) e la teologia cristiana afferma con dogma di fede che sia accaduta a Maria: in questi casi, un corpo morto è portato dalla terra in cielo. Nel caso di Gesù il corpo torna in vita, infatti, egli è riportato dal mondo della morte alla terra, ma in una modalità nuova e superiore rispetto alla rivivificazione. Gesù è tornato con la divinità e l’anima umana in quel corpo, lo ha ripreso e lo Spirito Santo lo ha glorificato e trasformato. Gesù è tornato a camminare sulla terra ma in modo nuovo; infatti, dopo la Resurrezione, anche lui è stato assunto in cielo (ascensione). Gesù vi è salito “da vivo”.
La Resurrezione non è dissolvimento nel tutto dell’Uno universale (come talune religioni teorizzano). Il NT parla di apparizioni di un uomo ben definito e corporeo.
La Resurrezione non è una visione data da Dio agli apostoli perché essi vedessero il Cristo, quindi, non una vera realtà. La sua fu visibilità pubblica, concreta, reale, infatti, fu visto da più di 500 persone, e non poté essere un’allucinazione collettiva poiché essa, sulla base degli studi moderni, non è fondata psicologicamente. Gesù fu toccato, mangiò, fu visto da persone diverse, non era di certo una realtà interiore.
La Resurrezione non è presentata nel NT come una leggenda, né come un mito: 2Pt 1,16: «Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza»; i discepoli, conoscendo la favola, la distinguono dalla loro predicazione.
La Resurrezione non è un fenomeno solo di fede, ma anche storico: Dio si rivela nella storia, con parole ed eventi. S.Paolo in 1Cor lotta contro quei pochi che non credevano alle conseguenze storiche della Resurrezione, mentre non mostravano dubbi sulla storicità della Resurrezione stessa di Gesù.

D: Come mai per Maria SS. si parla di Assunzione e nel caso di Gesù si parla di Ascensione?
R: Per Gesù si usa Ascensione perché non solo Dio lo chiama, ma è anche lui a salire in virtù della sua natura divina. Assunzione è un termine passivo.

D: Come possiamo rispondere a coloro che non credono nella storicità della Resurrezione?
R: Possiamo rispondere attingendo ai meticolosi studi di due teologi: Kreeft e Tacelli, secondo i quali è possibile dimostrare la risurrezione di Cristo almeno – non al massimo – con la stessa certezza con cui si ritiene storico e vero un evento ben documentato della storia antica. E per far ciò, affermano, non è necessario presupporre che il NT è infallibile o divinamente ispirato (se dovessimo presupporre questo, chi non ha fede eviterebbe subito il dibattito).
1) Certamente la Resurrezione è l’evento religioso meglio documentato di tutta la storia antica.
2) Non necessariamente dobbiamo presupporre che il NT sia un libro ispirato e quindi senza errori.
3) Bisogna soltanto accettare 2 dati empirici (fondati sull’esperienza): a) esiste il NT; b) esiste oggi la religione cristiana.

D: Quale teoria circa ciò che realmente avvenne a Gerusalemme, la prima domenica di Pasqua, può veramente rendere ragione di questi 2 dati empirici?
R: Secondo i nostri 2 autori, vi sono ben 4 teorie che se confutate ci rendono ragione dei 2 dati empirici prima evidenziati. Si parte dalla domanda fondamentale: Gesù è esistito o non è esistito?
Oggi nessuno sano di mente, direbbe che Gesù non è esistito, grazie anche all'avanzamento degli studi; ci poniamo quindi la II domanda: Gesù è stato crocifisso? E’ morto sulla croce?
Abbiamo così il seguente schema:

  • visto che queste 4 ipotesi negano quella principale presentata dal NT cioè che Gesù è risorto allora a queste 4, compete l'onere della prova;
  • noi andremo a verificarle e se vedremo che non reggono allora resterà solo quella del Cristianesimo (questo si chiama procedimento indiretto: l'apologetica lo usa molto spesso anche per dimostrare l'esistenza di Dio).

Iniziamo con la confutazione della 5° teoria: Secondo questa ipotesi Gesù non sarebbe morto e la sua tomba si troverebbe in Kashmir (subcontinente indiano); 1) Gesù non poteva sopravvivere alla crocifissione perché presso i romani vi era una procedura di crocifissione studiata appositamente per evitare che dei condannati a morte alla crocifissione potessero essere calati ancora vivi; 2) ai ladroni venivano spezzate le gambe (come ci testimoniano i Vangeli), per evitare che il crocifisso potesse respirare tirandosi su, facendo, quindi, leva sui piedi: si moriva per asfissia; 3) dal Vangelo di Giovanni sappiamo che a Gesù non spezzarono le gambe ma un soldato gli trapassò il costato con una lancia, la verifica che uscì sangue ed acqua significa che la lancia gli trapassò il cuore; 5) i soldati romani effettuavano questi controlli con estrema meticolosità poiché il diritto romano prevedeva la pena di morte per il soldato che faceva calare dalla croce il crocifisso ancora vivo; 6) il sangue ed acqua usciti da Gesù indicano che i polmoni collassarono: infatti si formò una sacca di pleura (il liquido bianco che Giovanni prese per acqua) e questo è il segno che Gesù era morto per asfissia (pleura = Doppia membrana sierosa che riveste i polmoni e aderisce alla superficie costale del torace); 7) Inoltre il corpo di Gesù fu avvolto completamente in lenzuola e in bende e sepolto: allora ci si chiede come poteva un uomo in fin di vita avvolto dalle bende liberarsi e rimuovere il macigno (che chiudeva il sepolcro) che 2 donne robuste non sarebbero riuscite a togliere secondo il Vangelo? “Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?».”. (Mc 16,3) Infatti, ricordiamo che Gesù non solo fu in croce ma fu flagellato in maniera terribile (questo fu anche il motivo per cui morì prima degli altri).
Perché fu fatto questo a Gesù?
Sappiamo dai risultati delle ricerche storiche che ai condannati a morte si davano al massimo 39 colpi, ma poiché Gesù non doveva essere condannato a morte ebbe una flagellazione molto più prolungata, infatti S. Luca scrive: “Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò” (Lc 23,16), inoltre non la ebbe col frustino ebraico ma con il “gatto a 9 code” romano, che oltre a essere di cuoio aveva 9 rampini in acciaio alle punte (la Sindone mostra molto chiaramente 120 colpi su tutto il corpo tranne che sul petto poiché i romani sapevano che colpendo al torace, ne segue un arresto cardiaco e si muore). Questa ipotesi è da scartare.
Se l'avessero liberato i discepoli si cadrebbe nella IV ipotesi, quella del complotto.
Confutiamo, ora, la IV ipotesi o teoria del complotto: 1) E’ un dato di fatto storico che nessun cristiano, neanche sotto tortura ha affermato che la storia della resurrezione di Gesù fosse un falso nemmeno i lapsi (il termine che significa “caduti”, designò, durante le persecuzioni, i cristiani che per non essere torturati rinnegavano la fede, alla quale potevano essere riammessi soltanto dopo lunghe e severe penitenze) quindi è un dato di fatto che nessun cristiano abbia mai ritenuto che la resurrezione di Gesù fosse un imbroglio, anzi fin dalle prime comunità si è ritenuto che la resurrezione di Gesù fosse un fatto storico, S. Paolo Miki (crocifisso) prima di morire afferma: “Essendo giunto a questa fine non vi è motivo per cui v’inganni…
La IV teoria dice che gli apostoli rubarono il corpo di Gesù, ma se lo rubarono come avvenne ciò?
Sappiamo dal Vangelo e dagli Atti che gli apostoli erano o contadini o pescatori, forse solo Bartolomeo era una persona un po' più elevata culturalmente. Gente, quindi, certamente disarmata che non poteva affrontare le guardie poste al sepolcro e anche se le guardie si fossero addormentate, era possibile rovesciare il macigno del sepolcro senza farle svegliare?
Sappiamo inoltre che le guardie non furono uccise, perché vanno a riferire ai sommi sacerdoti che il sepolcro è vuoto e loro non sanno come sia successo.
Il miglior argomento per provare che gli apostoli non fecero questo è la valutazione dell’aspetto caratteriale e comportamentale di questi: 1) i discepoli erano persone timorose (il venerdì santo lo hanno dimostrato ampiamente con il loro comportamento, salvo S.Giovanni); 2) gli apostoli a distanza di soli 3 giorni, cambiano in maniera tale, non solo da ritrovare la fede nel Risorto, ma da morire per questa fede, sappiamo dalle varie tradizioni che tranne San Giovanni muoiono tutti martiri e ciò si spiega solo se hanno creduto veramente che Gesù Cristo era risorto; 3) la loro vita di rinuncia, di morale molto rigida e il martirio, è la parola definitiva per scardinare questa prova.
Il non credente, nostro antagonista, potrebbe dire che gli apostoli sono morti perché credevano sinceramente che Cristo fosse risorto, ma oggettivamente questo non è avvenuto perché loro hanno avuto delle allucinazioni: E’ questa la II ipotesi; confutiamola:
Questa teoria dell'allucinazione è stata accolta in maniera un po’ più sfumata anche da alcuni esegeti. Essi, infatti, dicono che Cristo risorto è apparso in una visione intellettuale o che è stata la loro fede che ha favorito l'apparizione; in realtà vi furono parecchi testimoni e l'allucinazione, clinicamente parlando, è un fenomeno individuale, gli studi recenti hanno ampiamente dimostrato che la cosiddetta allucinazione di massa non esiste, invece San Paolo dice in 1Cor 15 che Gesù apparve a più di 500 persone in una volta sola, questi 500 videro Gesù nello stesso momento e nello stesso luogo. S.Paolo dice che molti di quei testimoni sono ancora vivi al momento in cui lui sta scrivendo e infatti, invita a verificarlo.
L'unico caso in cui una persona morta sia apparsa ad una massa di gente, circa 70.000 persone è l'apparizione della Madonna a Fatima; ma c'è una differenza: quella è una visione, mentre questa di Cristo ai 500 è un'apparizione. Anche quelle di Gesù ai mistici non sono apparizioni pasquali ma sono visioni perché Cristo è, ormai asceso alla destra del Padre, le apparizioni pasquali si hanno nei 40 giorni della residenza del Gesù risorto in terra: “Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.” (At 1,3). In II luogo questi testimoni sono credibili: gente buona, onesta, che non ha alcun interesse ad inventare, inoltre le allucinazioni durano qualche secondo o nei casi gravi un'ora, un’ora e mezza; le apparizioni di Gesù durarono 40 giorni fino all'Ascensione; le allucinazioni in persone malate cambiano soggetto spesso; le apparizioni di Gesù hanno sempre lo stesso soggetto (Gesù risorto); le apparizioni poi avvengono a persone sane, che fanno discorsi comprensibili ed hanno reazioni umane, se i testimoni fossero stati tutti pazzi o ubriachi certamente le folle non gli sarebbero andate appresso, le allucinazioni non mangiano come fece Gesù: “Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.” (Lc 24,43; cfr. Gv 21).
I discepoli toccarono Gesù:Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo:«Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono” (Mt 28,9); “Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».” (Lc 24,39); “Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!»” (Gv 20,27). Gli apostoli parlarono a questa presunta allucinazione che rispose a tono. Inoltre in caso d’allucinazione dove sarebbe il corpo di Gesù? Gli apostoli avrebbero potuto credere a delle allucinazioni se il corpo di Gesù fosse stato nel sepolcro? Evidentemente loro sapevano che il corpo non c'era, e allora dov'era?
Se l'avessero rubato loro torniamo all'ipotesi del complotto che abbiamo visto non essere fondata.
Quindi le allucinazioni potrebbero spiegare al massimo, le apparizioni pasquali, ma non potrebbero mai spiegare l’assenza del cadavere e il masso rotolato dal sepolcro; infine per almeno 3 volte l'oggetto di questa presunta allucinazione non fu inizialmente riconosciuto come Gesù: cfr. Lc 24, Gv 20, Gv 21. Questo è un altro motivo per affermare che non si tratta di un’allucinazione patologica o inviata da Dio nella mente degli apostoli, perché gli apostoli non hanno riconosciuto subito il Cristo, poiché l'inconscio avrebbe prodotto l'immagine di Gesù che loro conoscevano.
Passiamo a confutare la III teoria, quella del mito. Essa ha avuto molto seguito nei decenni scorsi e che può avere anche qualche strascico ai giorni nostri.
lo stile evangelico è completamente diverso da quello di tutti i miti; i Vangeli non propongono esagerazioni, eventi spettacolari incredibili oppure narrazioni arbitrarie, sono molto sobri anche quando Gesù fa un
Il linguaggio dei Vangeli canonici è molto semplice.miracolo o si trasfigura.
La profondità psicologica dei testi evangelici, inoltre, è massima, mentre nel mito è minima. La straordinarietà della narrazione mitica, l'ampollosità con tanti dettagli, prende tutta l'attenzione e, l'aspetto psicologico profondo di chi riceve la verità di quei testi è minima.
Il testo evangelico, invece, chiama alla profondità, alla riflessione.
La laconicità è estrema nei Vangeli, mentre i miti sono verbosi, un esempio lo troviamo nel Vangelo apocrifo di Pietro. Questo romanzato vangelo per parlare della risurrezione, fa una descrizione accuratissima: “San Pietro si mette in ginocchio e allarga le braccia, Gesù circondato da raggi di luce, esce dal sepolcro facendo rotolare via la pietra tombale. San Pietro dice a Gesù risorto: “Mio signore e mio Dio”. Gesù gli si presenta con l'abito bianco e lo stendardo in mano…”
I Vangeli, inoltre, a differenza del genere letterario mitico che si svolge in un tempo e in uno spazio indefiniti, portano i segni di una testimonianza oculare: ad esempio, Gesù che scrive a terra con un dito senza dirci cosa scrive, oppure Giovanni che dice che erano circa le 4 del pomeriggio; sono piccoli segnali che fanno capire che si tratta di esperienze vissute e che vengono riportate da chi era presente a questi fatti, dettagli che possono essere significativi per una persona testimone ma non significativi per chi legge.
Il tempo, d'altronde, non fu abbastanza. I miti, come genere letterario, hanno bisogno di tempo per svilupparsi, infatti, se vi sono dei testimoni, il prodotto non si può diffondere perché verrebbe smascherato, i Vangeli gnostici (redatti dagli eretici gnostici per dare fondatezza autorevole alle loro idee) sono databili quanto meno 100 anni dopo la morte di Cristo, ad esempio, il Vangelo di Pietro è del 120-130 d.C. I Vangeli canonici, almeno nella loro narrazione primitiva, sono stati scritti pochi anni dopo. Le formule di fede che professano che Cristo è risorto sono cominciate a fiorire già il lunedì dopo Pasqua.
Lo studioso tedesco JULIUS MÜLLER già a metà del secolo XIX sfidò gli studiosi a fornire l'esempio di un mito, di una leggenda sorta attorno ad un personaggio storico, che fosse stato creduto da una comunità così numerosa, entro 30 anni dalla morte: nessuno ha vinto questa sfida. I primi testimoni della risurrezione di Gesù furono delle donne, persone alle quali la società giudaica del tempo non dava alcun’importanza. Sappiamo che non avevano diritto di testimonianza in tribunale, se gli apostoli volevano creare un mito, l'avrebbero almeno creato convincente: avrebbero messo le donne come prime testimoni del risorto?
Gli apostoli, inoltre, se avessero voluto creare un mito, avrebbero mai scritto della loro incredulità ostinata o della loro fragilità?
Infine il NT conosce la differenza che passa tra il mito e la storia (cfr. 2Pt 1,16). Gli apostoli avevano coscienza di non predicare una favola, un mito (nemmeno in senso buono come ad esempio le favole di Esopo) quindi, o è un fatto storico o sapevano di ingannare ma in questo caso cadiamo nell'ipotesi di complotto, già confutata.
Alla luce di queste e d’altre considerazioni possiamo, con una certa serenità di coscienza, dire: non che abbiamo dimostrato matematicamente che Cristo è risorto, ma che abbiamo ragioni sufficientemente scientifiche per credere.
Noi, però, non crediamo solo per queste ragioni ma prima di tutto per l’azione dello Spirito Santo che illumina, e per un atto consapevole di fede.
L’atto di fede, però, non deve mai isolarsi in un atto fideistico (fideismo: Corrente di pensiero teologico che attua una critica serrata nei confronti della Ragione a favore di un’esagerata esaltazione della fede che diviene, fondamento di se stessa e capace di riconoscere la verità della Rivelazione senza alcun bisogno di segni esteriori o di motivi di credibilità. Le deviazioni del fideismo sono state condannate più volte dal Magistero della Chiesa).

Don Salvatore Di Mauro OFS


Per maggiori approfondimenti s’invita alla lettura di:
Bruno Baldi-Luigi Troisi, Dizionario di Storia, ed. San Giorgio, Roma.
Josè Luis Martin Descalzo, Gesù di Nazaret vita e mistero, ed. Dehoniane, Roma.
Nuovo Grande Commentario Biblico della Queriniana, Brescia, 2002.
Nuovo Dizionario Enciclopedico illustrato della Bibbia, ed Piemme, Casale Monferrato (Al), 2005.
Hans Kessler, Cristologia, Queriniana, Brescia 2001.

Mese Precedente Home page