D:
Il discorso sulla Resurrezione di Gesù, nel NT, si sviluppa con
terminologie diverse; quali?
R: Esse possono essere divise almeno in tre terminologie:
- terminologia della Resurrezione “egheiro”, “emistei”;
- terminologia di esaltazione o glorificazione;
- terminologia di vita.
D:
Perché questa pluralità? Non era sufficiente un solo linguaggio?
R: Il linguaggio umano non è in grado di esprimere una realtà
senza precedenti, come la Resurrezione di Cristo. Essa ha una ricchezza
di significato profondissima, multiforme, quindi per essere espressa
necessita di una molteplice terminologia che possa sottolinearne i vari
aspetti.
Non sono aspetti estrinseci l’uno all’altro, ma intrinseci,
collegati all’unica verità della Resurrezione, che la mente
umana, non essendo intuitiva ma discorsiva, coglie in concetti separati.
I termini, del linguaggio greco: “egheiro”
o “emistei” che noi traduciamo: “Resurrezione”.
indicano il ritorno alla posizione eretta di chi è adagiato.
Gesù era coricato e si è “rialzato”.
La terminologia di esaltazione o glorificazione,
esprime il concetto della promozione di quella persona da una condizione
di abbassamento ad una di eccellenza (cfr. Fil 2,6-11).
La terminologia di vita, non sottolinea
in sé alcun passaggio, è una parola in sé statica:
indica la contrapposizione radicale alla morte.
Tutte e 3 queste terminologie, messe insieme, possono trasmettere l’esperienza
che gli apostoli fecero in maniera unitaria: quel che videro, che cioè,
il Cristo si era rialzato, era stato esaltato, era passato dalla morte
alla vita: quello che videro in un istante lo hanno dovuto dire con
terminologie diverse.
D: La Resurrezione segna la cruciale differenza
tra Gesù e tutti gli altri fondatori di religioni, i cui corpi
sono sepolti sulla terra, mentre la tomba di Gesù è vuota.
Con la realtà o meno della Resurrezione sta o cade l’intera
fede cristiana, cioè, l’intera essenza del Cristianesimo.
Quindi, viene d’obbligo una domanda: cosa non è la Risurrezione?
R: Il Risorto non è un fantasma,
come pensarono gli apostoli all’inizio (cfr. Lc 24,36-43).
La Resurrezione non è la rivivificazione,
come quella di Lazzaro che torna a morire, infatti, egli ha ancora le
bende, mentre Gesù le lascia definitivamente, simbolo del fatto
che Gesù risorge per non morire più.
La Resurrezione non è la reincarnazione,
che avviene comunque, secondo coloro che credono in tale dottrina, in
un corpo terrestre, non glorificato.
La Resurrezione non è l’immortalità
in quanto tale, quella cioè, che si predica anche dell’anima
staccata dal corpo, perché se così fosse stato, Gesù
avrebbe affrontato solo il viaggio dell’anima. Il NT, invece,
parla di apparizioni del corpo di Gesù (lo si poteva toccare).
La Resurrezione non è l’assunzione
al cielo che l’AT ritiene – anche se con linguaggio
metaforico – sia accaduta a Enoch, a Elia, forse a Mosé
(la cui tomba non si trova) e la teologia cristiana afferma con dogma
di fede che sia accaduta a Maria: in questi casi, un corpo morto è
portato dalla terra in cielo. Nel caso di Gesù il corpo torna
in vita, infatti, egli è riportato dal mondo della morte alla
terra, ma in una modalità nuova e superiore rispetto alla rivivificazione.
Gesù è tornato con la divinità e l’anima
umana in quel corpo, lo ha ripreso e lo Spirito Santo lo ha glorificato
e trasformato. Gesù è tornato a camminare sulla terra
ma in modo nuovo; infatti, dopo la Resurrezione, anche lui è
stato assunto in cielo (ascensione). Gesù vi è salito
“da vivo”.
La Resurrezione non è dissolvimento
nel tutto dell’Uno universale (come talune religioni teorizzano).
Il NT parla di apparizioni di un uomo ben definito e corporeo.
La Resurrezione non è una visione data
da Dio agli apostoli perché essi vedessero il Cristo,
quindi, non una vera realtà. La sua fu visibilità pubblica,
concreta, reale, infatti, fu visto da più di 500 persone, e non
poté essere un’allucinazione collettiva poiché essa,
sulla base degli studi moderni, non è fondata psicologicamente.
Gesù fu toccato, mangiò, fu visto da persone diverse,
non era di certo una realtà interiore.
La Resurrezione non è presentata nel NT
come una leggenda, né come un mito: 2Pt 1,16: «Infatti,
non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate, vi
abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù
Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza»;
i discepoli, conoscendo la favola, la distinguono dalla loro predicazione.
La Resurrezione non è un fenomeno solo
di fede, ma anche storico: Dio si rivela nella storia, con parole
ed eventi. S.Paolo in 1Cor lotta contro quei pochi che non credevano
alle conseguenze storiche della Resurrezione, mentre non mostravano
dubbi sulla storicità della Resurrezione stessa di Gesù.
D:
Come mai per Maria SS. si parla di Assunzione e nel caso di Gesù
si parla di Ascensione?
R: Per Gesù si usa Ascensione perché non solo
Dio lo chiama, ma è anche lui a salire in virtù della
sua natura divina. Assunzione è un termine passivo.
D:
Come possiamo rispondere a coloro che non credono nella storicità
della Resurrezione?
R: Possiamo rispondere attingendo ai meticolosi studi di due teologi:
Kreeft e Tacelli, secondo i quali è possibile dimostrare la risurrezione
di Cristo almeno – non al massimo – con la stessa certezza
con cui si ritiene storico e vero un evento ben documentato della storia
antica. E per far ciò, affermano, non è necessario presupporre
che il NT è infallibile o divinamente ispirato (se dovessimo
presupporre questo, chi non ha fede eviterebbe subito il dibattito).
1) Certamente la Resurrezione è l’evento
religioso meglio documentato di tutta la storia antica.
2) Non necessariamente dobbiamo presupporre che
il NT sia un libro ispirato e quindi senza errori.
3) Bisogna soltanto accettare 2 dati empirici (fondati sull’esperienza):
a) esiste il NT; b) esiste
oggi la religione cristiana.
D: Quale teoria circa ciò che realmente
avvenne a Gerusalemme, la prima domenica di Pasqua, può veramente
rendere ragione di questi 2 dati empirici?
R: Secondo i nostri 2 autori, vi sono ben 4 teorie che se confutate
ci rendono ragione dei 2 dati empirici prima evidenziati. Si parte dalla
domanda fondamentale: Gesù è esistito
o non è esistito?
Oggi nessuno sano di mente, direbbe che Gesù non è
esistito, grazie anche all'avanzamento degli studi; ci poniamo quindi
la II domanda: Gesù è stato crocifisso?
E’ morto sulla croce?
Abbiamo così il seguente schema:

-
visto
che queste 4 ipotesi negano quella principale presentata dal NT cioè
che Gesù è risorto allora a queste 4, compete l'onere
della prova;
-
noi andremo a verificarle e se vedremo che non reggono allora resterà
solo quella del Cristianesimo (questo si chiama procedimento
indiretto: l'apologetica lo usa molto spesso anche per dimostrare
l'esistenza di Dio).
Iniziamo
con la confutazione della 5° teoria:
Secondo questa ipotesi Gesù non sarebbe morto e la sua tomba
si troverebbe in Kashmir (subcontinente indiano); 1) Gesù
non poteva sopravvivere alla crocifissione perché presso i romani
vi era una procedura di crocifissione studiata appositamente per evitare
che dei condannati a morte alla crocifissione potessero essere calati
ancora vivi; 2) ai ladroni venivano spezzate le gambe (come ci testimoniano
i Vangeli), per evitare che il crocifisso potesse respirare tirandosi
su, facendo, quindi, leva sui piedi: si moriva per asfissia; 3) dal
Vangelo di Giovanni sappiamo che a Gesù non spezzarono le gambe
ma un soldato gli trapassò il costato con una lancia, la verifica
che uscì sangue ed acqua significa che la lancia gli trapassò
il cuore; 5) i soldati romani effettuavano questi controlli con estrema
meticolosità poiché il diritto romano prevedeva la pena
di morte per il soldato che faceva calare dalla croce il crocifisso
ancora vivo; 6) il sangue ed acqua usciti da Gesù indicano che
i polmoni collassarono: infatti si formò una sacca di pleura
(il liquido bianco che Giovanni prese per acqua) e questo è il
segno che Gesù era morto per asfissia (pleura = Doppia membrana
sierosa che riveste i polmoni e aderisce alla superficie costale del
torace); 7) Inoltre il corpo di Gesù fu avvolto completamente
in lenzuola e in bende e sepolto: allora ci si chiede come poteva un
uomo in fin di vita avvolto dalle bende liberarsi e rimuovere il macigno
(che chiudeva il sepolcro) che 2 donne robuste non sarebbero riuscite
a togliere secondo il Vangelo? “Esse dicevano tra loro: «Chi
ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?».”.
(Mc 16,3) Infatti, ricordiamo che Gesù non solo fu in croce ma
fu flagellato in maniera terribile (questo fu anche il motivo per cui
morì prima degli altri).
Perché fu fatto questo a Gesù?
Sappiamo dai risultati delle ricerche storiche che ai
condannati a morte si davano al massimo 39 colpi, ma poiché
Gesù non doveva essere condannato a morte ebbe
una flagellazione molto più prolungata, infatti S. Luca
scrive: “Perciò, dopo averlo severamente castigato,
lo rilascerò” (Lc 23,16), inoltre non la ebbe col
frustino ebraico ma con il “gatto a 9 code” romano,
che oltre a essere di cuoio aveva 9 rampini in acciaio alle punte
(la Sindone mostra molto chiaramente 120 colpi su tutto il corpo tranne
che sul petto poiché i romani sapevano che colpendo al torace,
ne segue un arresto cardiaco e si muore). Questa
ipotesi è da scartare.
Se l'avessero liberato i discepoli si cadrebbe nella IV ipotesi, quella
del complotto.
Confutiamo, ora, la IV ipotesi o teoria del complotto:
1) E’ un dato di fatto storico che nessun cristiano, neanche sotto
tortura ha affermato che la storia della resurrezione di Gesù
fosse un falso nemmeno i lapsi (il termine che significa “caduti”,
designò, durante le persecuzioni, i cristiani che per non essere
torturati rinnegavano la fede, alla quale potevano essere riammessi
soltanto dopo lunghe e severe penitenze) quindi è un dato di
fatto che nessun cristiano abbia mai ritenuto che la resurrezione di
Gesù fosse un imbroglio, anzi fin dalle prime comunità
si è ritenuto che la resurrezione di Gesù fosse un fatto
storico, S. Paolo Miki (crocifisso) prima di morire afferma:
“Essendo giunto a questa fine non vi è motivo per cui
v’inganni…”
La IV teoria dice che gli apostoli rubarono il
corpo di Gesù, ma se lo rubarono come avvenne ciò?
Sappiamo dal Vangelo e dagli Atti che gli apostoli erano o contadini
o pescatori, forse solo Bartolomeo era una persona un po' più
elevata culturalmente. Gente, quindi, certamente disarmata che non poteva
affrontare le guardie poste al sepolcro e anche se le guardie si fossero
addormentate, era possibile rovesciare il macigno del sepolcro senza
farle svegliare?
Sappiamo inoltre che le guardie non furono uccise, perché vanno
a riferire ai sommi sacerdoti che il sepolcro è vuoto e loro
non sanno come sia successo.
Il miglior argomento per provare che gli apostoli non fecero questo
è la valutazione dell’aspetto caratteriale e comportamentale
di questi: 1) i discepoli erano persone timorose (il venerdì
santo lo hanno dimostrato ampiamente con il loro comportamento, salvo
S.Giovanni); 2) gli apostoli a distanza di soli 3 giorni, cambiano
in maniera tale, non solo da ritrovare la fede nel Risorto, ma
da morire per questa fede, sappiamo dalle varie tradizioni che tranne
San Giovanni muoiono tutti martiri e ciò si spiega solo
se hanno creduto veramente che Gesù Cristo era risorto; 3) la
loro vita di rinuncia, di morale molto rigida e il martirio, è
la parola definitiva per scardinare questa prova.
Il non credente, nostro antagonista, potrebbe
dire che gli apostoli sono morti perché credevano sinceramente
che Cristo fosse risorto, ma oggettivamente questo non è avvenuto
perché loro hanno avuto delle allucinazioni: E’
questa la II ipotesi; confutiamola:
Questa teoria dell'allucinazione è
stata accolta in maniera un po’ più sfumata anche da alcuni
esegeti. Essi, infatti, dicono che Cristo risorto è apparso
in una visione intellettuale o che è stata la loro fede
che ha favorito l'apparizione; in realtà vi furono parecchi
testimoni e l'allucinazione, clinicamente
parlando, è un fenomeno individuale, gli studi recenti
hanno ampiamente dimostrato che la cosiddetta allucinazione di massa
non esiste, invece San Paolo dice in 1Cor 15 che Gesù
apparve a più di 500 persone in una volta sola, questi
500 videro Gesù nello stesso momento e nello stesso luogo.
S.Paolo dice che molti di quei testimoni sono ancora vivi al momento
in cui lui sta scrivendo e infatti, invita a verificarlo.
L'unico caso in cui una persona morta sia apparsa ad una massa di gente,
circa 70.000 persone è l'apparizione della
Madonna a Fatima; ma c'è una differenza: quella è
una visione, mentre questa di Cristo ai 500 è un'apparizione.
Anche quelle di Gesù ai mistici non sono apparizioni pasquali
ma sono visioni perché Cristo è, ormai asceso alla destra
del Padre, le apparizioni pasquali si hanno nei
40 giorni della residenza del Gesù risorto in terra: “Egli
si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove,
apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.”
(At 1,3). In II luogo questi testimoni sono credibili: gente
buona, onesta, che non ha alcun interesse ad inventare, inoltre le allucinazioni
durano qualche secondo o nei casi gravi un'ora, un’ora e mezza;
le apparizioni di Gesù durarono 40 giorni fino all'Ascensione;
le allucinazioni in persone malate cambiano soggetto spesso; le
apparizioni di Gesù hanno sempre lo stesso soggetto (Gesù
risorto); le apparizioni poi avvengono a persone sane, che fanno discorsi
comprensibili ed hanno reazioni umane, se i testimoni fossero stati
tutti pazzi o ubriachi certamente le folle non
gli sarebbero andate appresso, le allucinazioni non mangiano
come fece Gesù: “Egli lo prese e lo mangiò davanti
a loro.” (Lc 24,43; cfr. Gv 21).
I discepoli toccarono Gesù: “Ed
ecco Gesù venne loro incontro dicendo:«Salute a voi».
Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono” (Mt
28,9); “Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!
Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che
io ho».” (Lc 24,39); “Poi disse a Tommaso:
«Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano,
e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!»”
(Gv 20,27). Gli apostoli parlarono a questa presunta allucinazione che
rispose a tono. Inoltre in caso d’allucinazione dove sarebbe il
corpo di Gesù? Gli apostoli avrebbero potuto credere a delle
allucinazioni se il corpo di Gesù fosse stato nel sepolcro?
Evidentemente loro sapevano che il corpo non c'era, e
allora dov'era?
Se l'avessero rubato loro torniamo all'ipotesi del complotto che
abbiamo visto non essere fondata.
Quindi le allucinazioni potrebbero spiegare al massimo, le apparizioni
pasquali, ma non potrebbero mai spiegare l’assenza del cadavere
e il masso rotolato dal sepolcro; infine per almeno
3 volte l'oggetto di questa presunta allucinazione non fu inizialmente
riconosciuto come Gesù: cfr. Lc 24, Gv 20, Gv 21. Questo
è un altro motivo per affermare che non si tratta di un’allucinazione
patologica o inviata da Dio nella mente degli apostoli, perché
gli apostoli non hanno riconosciuto subito il Cristo, poiché
l'inconscio avrebbe prodotto l'immagine di Gesù che loro conoscevano.
Passiamo a confutare la III teoria, quella del
mito. Essa ha avuto molto seguito nei decenni scorsi e che può
avere anche qualche strascico ai giorni nostri.
lo stile evangelico è completamente diverso da quello di tutti
i miti; i Vangeli non propongono esagerazioni, eventi spettacolari
incredibili oppure narrazioni arbitrarie, sono molto sobri anche
quando Gesù fa un Il
linguaggio dei Vangeli canonici è molto semplice.miracolo
o si trasfigura.
La profondità psicologica dei testi
evangelici, inoltre, è massima, mentre nel mito è
minima. La straordinarietà della narrazione mitica, l'ampollosità
con tanti dettagli, prende tutta l'attenzione e, l'aspetto psicologico
profondo di chi riceve la verità di quei testi è minima.
Il testo evangelico, invece, chiama alla profondità, alla
riflessione.
La laconicità è estrema nei Vangeli, mentre i miti sono
verbosi, un esempio lo troviamo nel Vangelo apocrifo di Pietro.
Questo romanzato vangelo per parlare della risurrezione, fa
una descrizione accuratissima: “San Pietro si mette in ginocchio
e allarga le braccia, Gesù circondato da raggi di luce, esce
dal sepolcro facendo rotolare via la pietra tombale. San Pietro dice
a Gesù risorto: “Mio signore e mio Dio”. Gesù
gli si presenta con l'abito bianco e lo stendardo in mano…”
I Vangeli, inoltre, a differenza del genere letterario mitico che si
svolge in un tempo e in uno spazio indefiniti, portano i segni di una
testimonianza oculare: ad esempio, Gesù che scrive a terra con
un dito senza dirci cosa scrive, oppure Giovanni che dice che erano
circa le 4 del pomeriggio; sono piccoli segnali che fanno capire che
si tratta di esperienze vissute e che vengono riportate da chi era presente
a questi fatti, dettagli che possono essere significativi per una persona
testimone ma non significativi per chi legge.
Il tempo, d'altronde, non fu abbastanza. I miti, come genere letterario,
hanno bisogno di tempo per svilupparsi, infatti, se vi sono dei testimoni,
il prodotto non si può diffondere perché verrebbe smascherato,
i Vangeli gnostici (redatti dagli eretici gnostici per dare
fondatezza autorevole alle loro idee) sono databili quanto meno
100 anni dopo la morte di Cristo, ad esempio, il Vangelo di Pietro
è del 120-130 d.C. I Vangeli canonici,
almeno nella loro narrazione primitiva, sono stati scritti pochi anni
dopo. Le formule di fede che professano
che Cristo è risorto sono cominciate a fiorire già il
lunedì dopo Pasqua.
Lo studioso tedesco JULIUS MÜLLER già a metà del
secolo XIX sfidò gli studiosi a fornire l'esempio di un mito,
di una leggenda sorta attorno ad un personaggio storico, che fosse stato
creduto da una comunità così numerosa, entro 30 anni dalla
morte: nessuno ha vinto questa sfida. I primi testimoni della risurrezione
di Gesù furono delle donne, persone
alle quali la società giudaica del tempo non
dava alcun’importanza. Sappiamo che non avevano diritto
di testimonianza in tribunale, se gli apostoli
volevano creare un mito, l'avrebbero almeno creato convincente:
avrebbero messo le donne come prime testimoni
del risorto?
Gli apostoli, inoltre, se avessero voluto creare un mito, avrebbero
mai scritto della loro incredulità ostinata o della loro fragilità?
Infine il NT conosce la differenza che passa tra il mito e la storia
(cfr. 2Pt 1,16). Gli apostoli avevano coscienza di non predicare una
favola, un mito (nemmeno in senso buono come ad esempio le favole di
Esopo) quindi, o è un fatto storico o sapevano di ingannare ma
in questo caso cadiamo nell'ipotesi di complotto, già confutata.
Alla luce di queste e d’altre considerazioni possiamo, con una
certa serenità di coscienza, dire: non che abbiamo dimostrato
matematicamente che Cristo è risorto, ma
che abbiamo ragioni sufficientemente scientifiche per credere.
Noi, però, non crediamo solo per queste ragioni ma prima di tutto
per l’azione dello Spirito Santo che illumina, e per un atto consapevole
di fede.
L’atto di fede, però, non deve mai isolarsi in un atto
fideistico (fideismo: Corrente di
pensiero teologico che attua una critica serrata nei confronti della
Ragione a favore di un’esagerata esaltazione della fede che diviene,
fondamento di se stessa e capace di riconoscere la verità della
Rivelazione senza alcun bisogno di segni esteriori o di motivi di credibilità.
Le deviazioni del fideismo sono state condannate più volte dal
Magistero della Chiesa).
Don Salvatore Di Mauro OFS
Per
maggiori approfondimenti s’invita alla lettura di:
Bruno Baldi-Luigi Troisi, Dizionario di Storia, ed. San Giorgio, Roma.
Josè Luis Martin Descalzo, Gesù di Nazaret vita e mistero,
ed. Dehoniane, Roma.
Nuovo Grande Commentario Biblico della Queriniana, Brescia, 2002.
Nuovo Dizionario Enciclopedico illustrato della Bibbia, ed Piemme, Casale
Monferrato (Al), 2005.
Hans Kessler, Cristologia, Queriniana, Brescia 2001.
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