Formazione etico-religiosa e problematiche sociali
OTTOBRE 2006

"Tante persone, soprattutto giovani, condizionati da una mentalità relativista, edonista, consumistica, ecc. si pongono e ci pongono queste e simili domande..."

D: Se una donna si trova incinta: per una violenza sessuale, per aver “anticipato i tempi”, se ha grossi problemi economici da non poter provvedere alla crescita di un bambino; in questi casi può abortire?
R: Non si può eliminare un male facendo altro male, se non in casi eccezionali come ad esempio: la legittima difesa.
Il Concilio Vaticano II afferma: L’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti (GS 51).
Non si possono ignorare le difficoltà drammatiche di alcune situazioni; ma queste vanno confrontate con il rispetto assoluto di ogni esistenza. Non si può uccidere un essere umano per difendere la propria reputazione, o per risolvere il problema economico o demografico, o perché ci sono difficoltà a trasmettere una formazione adeguata, ecc.
L’aborto è la soppressione di una vita umana, poiché dal momento in cui l’ovulo è fecondato, si inaugura una vita che non è quella del padre e della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Infatti, stando alle ultime ricerche in campo scientifico, già dalla fecondazione sono presenti le caratteristiche umane del nuovo essere che andrà gradatamente formandosi.

D: L’atto sessuale è moralmente buono?
R: E’ buono quando è una donazione totale di sé e quindi attua l’unione tra due soggetti che lo esercitano perché si vogliono bene, perseguendo, anche, il piacere reciproco. Viceversa, se l’atto sessuale (anche nel matrimonio in alcuni casi) ha il fine di ottenere solo il proprio piacere è una forma di strumentalizzazione-cosificazione dell’altro. Nessun uomo, per l’alta dignità e l’inestimabile valore di cui gode, può essere usato come strumento di un altro. Ciò resta valido anche se due persone, sono d’accordo a strumentalizzarsi l’un l’altro, il loro rapporto resta sempre fondato sull’egoismo.

D: Se due persone si amano a tal punto che nel periodo del fidanzamento, si sentono come già legati dal vincolo matrimoniale; possono avere rapporti sessuali prima del matrimonio?
R: L’ atto sessuale (di chi non usa l’altro ma gli si dona) unisce, instaura un legame molto intimo, di conseguenza chi ha avuto relazioni sessuali con varie persone, essendosi unito profondamente con esse, incontra, nelle successive relazioni più difficoltà a costruire rapporti profondi (non va dimenticato che per quanto due persone si amano, il fidanzamento resta un periodo di conoscenza e di preparazione al possibile matrimonio).
Inoltre, proprio perché una parte del partner precedente rimane nella persona, vi resta anche il suo ricordo. Ciò genera continui confronti con il nuovo, che spesso, danneggiano il rapporto attuale. Producono, infatti, insicurezze e allentano la concentrazione sulla persona amata.
Infine, la stessa vita matrimoniale è qualitativamente diversa, quando uno o entrambi i coniugi, sono a conoscenza di relazioni sessuali antecedenti alla loro unione. Infatti, subentra, anche se inconsciamente (in chi dice: “io non bado a certe cose”), un sentirsi defraudato dell’esclusività di un aspetto molto intimo del coniuge.

D: Ma l’atto sessuale non è un modo di conoscersi e capire se due persone sono fatte l’una per l’altra?
R: No, perché l’atto sessuale ha un effetto deformante. Provoca, cioè, una idealizzazione entusiastica dell’altro per il piacere sensibile che si prova, con la conseguente minimizzazione o non considerazione delle differenze esistenti (il carattere, gli interessi, la visione della vita, ecc.), oppure può diventare l’aspetto dominante del rapporto. In questo caso si tende a relegare in secondo piano l’opera di reciproca conoscenza. A volte, l’atto sessuale, delude e lascia un senso di tristezza, spingendo a prendere, tempestivamente decisioni sul futuro, che possono poi rivelarsi sbagliate.
L’atto sessuale cementa una relazione, ma solo se arriva al termine di un percorso di conoscenza reciproca.

D: Come bisogna valutare la contraccezione?
R: Come già detto, un atto sessuale è buono se è espressione di donazione, di comunione e di promozione dell’altro. Con la contraccezione questi requisiti vengono a mancare, quindi, essa è ingiusta. Infatti, attraverso la contraccezione si ricerca, il più delle volte, il solo piacere, strumentalizzando l’altro o strumentalizzandosi a vicenda in modo egoistico.

D: Nel matrimonio può essere usata la contraccezione?
R: No, perché nel matrimonio è fondamentale l’aspetto unitivo, che fa dei due un corpo solo. Esso è, poi, una unione ordinata alla procreazione della prole. Alcune forme di contraccezione, poi, sono abortive.

D: Senza la contraccezione, bisogna attendere i periodi di non fecondità della donna, per non ritrovarsi con un numero elevato di figli. In questo caso non vengono lese le legittime esigenze dell’amore coniugale?
R: No, perché il superamento dell’antinomia fra le legittime esigenze dell’amore coniugale ed una seria assunzione delle proprie responsabilità di fronte ai figli e alla società può trovare una via di composizione nel ricorso alla continenza periodica. Questa offre al matrimonio un nuovo senso e valore, se vissuta nella prospettiva del Regno dei Cieli. L’amore coniugale, trova nella continenza periodica, la sua tensione all’unità anche nel momento della limitazione del dono corporeo, poiché spinge alla ricerca e alla scoperta di altre vie, che possono potenziare e accrescere l’amore della coppia.

Per maggiori approfondimenti confrontare il nuovo dizionario di teologia morale, curato da Francesco Compagnoni…, edizione San Paolo, alle voci: “Interruzione della gravidanza” e “Matrimonio” e la rivista di formazione apologetica: “Il Timone” (www.iltimone.org) nn. 54 e 55, art. “Etica Sessuale” di Giacomo SameK Lodovici.

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