XXII
domenica del tempo Ordinario/C
2 settembre 2007
Lc 14,1.7-14
[1]
Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare
e la gente stava ad osservarlo.
[7] Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse
loro una parabola: [8] «Quando sei invitato a nozze da qualcuno,
non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato
più ragguardevole di te [9] e colui che ha invitato te e lui
venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare
l'ultimo posto. [10] Invece quando sei invitato, và a metterti
all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti
dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti
a tutti i commensali. [11] Perché chiunque si esalta sarà
umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». [12] Disse poi
a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena,
non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi
parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino
a loro volta e tu abbia il contraccambio. [13] Al contrario, quando
dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; [14] e sarai
beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai, infatti, la
tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
D: I farisei avevano dei capi?
R: No, i farisei non avevano dei capi ufficialmente
stabiliti e riconosciuti; l’espressione, qui, vuol significare:
un fariseo influente o un notabile della setta.
D: Avevano invitato Gesù a pranzo, per
tenergli gli occhi puntati addosso?
R: Si, dall’espressione si evince che il fariseo aveva rivolto
l’invito a Gesù non tanto per sentirsi onorato della presenza
di un maestro così illustre, quanto invece per spiarlo; l’atteggiamento
del fariseo è prevenuto ed ostile nei confronti del Maestro,
infatti, il verbo composto significa letteralmente: “lo stavano
osservando da vicino”.
D: Cosa s’intende, in tale contesto, con
il termine: “parabola”?
R: Qui, il termine va interpretato in un senso più esteso di
quello che ha abitualmente (ammaestramento per mezzo di paragoni o di
immagini), cioè come un’osservazione o un insegnamento
religioso, suggerito da un fatto o da una qualsiasi circostanza concreta.
D: Perché Gesù, nella parabola,
parla di un banchetto di nozze?
R: Per non offendere i convitati presenti al banchetto offerto per indagare
sul suo insegnamento.
D: A chi allude, l’evangelista, quando parla
di coloro che si sceglievano i primi posti?
R: Allude agli scribi e ai farisei che, pieni di sé e compiaciuti
della reputazione che godevano presso il popolo, amavano mettersi in
vista occupando i primi posti nelle sinagoghe e nei conviti (Lc 11,43;
20,46).
D: La traduzione letterale del v.8 recita così:
“…non ti stendere al primo posto”; perché stendere
e non sedere?
R: Perché nell’antichità, gli invitati consumavano
i pasti adagiati sui divani.
D: Ma chi è invitato al banchetto nuziale
e prende l’ultimo posto, può nascondere l’intenzione
di essere poi pregato di occupare i primi posti; in questo caso non
si è umili?
R: Assolutamente no, questa sarebbe falsa umiltà. Tale virtù
non va intesa, come un mezzo per essere innalzati bensì, come
un atteggiamento interiore suggerito da una sincera e profonda convinzione
della propria piccolezza e indegnità.
D: Quale è lo scopo di Gesù nel
raccontare tale parabola?
R: Il Maestro intende proporre una lezione di umiltà ai propri
discepoli esortandoli implicitamente a coltivare nel proprio intimo
questa fondamentale virtù. Ma l’insegnamento del Signore
non mira solo a lezioni di correttezza sociale quanto, ad innalzare
gli sguardi verso Dio. Il Creatore ama l’umile e rifiuta, anche
se a “malincuore”, i superbi e gli orgogliosi; egli si dona
e abita nel cuore delle persone generose, che sanno privarsi con gioia
di qualcosa di proprio per donarlo a chi ne ha più bisogno. Lo
Spirito Santo discende, con potenza, in coloro che donano con letizia
e si danno da fare per il bene della collettività senza sperare
contraccambio o ricompensa.
D: Gesù stesso, per umiltà, quando
parla di se e della sua missione lo fa sempre indirettamente o servendosi
delle citazioni bibliche; vero?
R: Si, ad esempio, quando parla del Figlio dell’Uomo, dove fa
riferimento all’importante profezia di Daniele.
Per maggiore approfondimento invito alla lettura di:
Dizionario teologico enciclopedico, ed. Piemme, Casale Monferrato (Al),
2004.
I Classici Blu, I Quattro Vangeli, ed. BUR, Milano, 2005