Approfondimento sul Vangelo della domenica

"Tante volte, nell’ascoltare la Parola di Dio, ci poniamo delle domande sul significato di alcune espressioni che per noi, nell’oggi, risultano inusuali. A volte non riusciamo a prestare la dovuta attenzione all’omelia del sacerdote, durante la Santa Messa. Capita, pure, che il sacerdote non può spiegare tutto nei pochi minuti dell’omelia, alcune pagine della Sacra Scrittura sono, infatti, ricchissime di significato.
Per questo motivo abbiamo pensato a questa “pagina” settimanale che ha lo scopo di rispondere alle domande che la Parola di Dio fa sorgere in noi."


VI domenica del tempo ordinario/C
11 febbraio 2007

Lc 6,17-26

[17] Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, [18] che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. [19] Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
[20] Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. [21] Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. [22] Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. [23] Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo, infatti, facevano i loro padri con i profeti. [24] Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione. [25] Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. [26] Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi, allo stesso modo infatti, facevano i loro padri con i falsi profeti.




D: Al versetto 17, S. Luca, distingue i Dodici dagli altri discepoli di Gesù?
R: Si, il gruppo dei Dodici (Scendendo con essi…), è ben distinto da quello più numeroso dei discepoli.

D: In tutto il NT si evince la predilezione di Gesù per i Dodici, perché questa differenza?
R: Perché, Gesù ha voluto la sua Chiesa con una struttura gerarchica. Egli ha prediletto i Dodici, poiché essi e i loro successori dovevano diventare guide autorevoli, con un’importante caratteristica: essere servitori, totalmente donati a Dio per il servizio ad ogni creatura umana.

D: Le Sette pseudo-cristiane, certamente, non hanno compreso ciò; qual è l’errore che si cela all’origine di esse?
R: Vi è l’applicazione errata del principio del libero esame, della sola Scrittura o della sola fede. Gli adepti di tali Sette interpretano la Sacra Scrittura in modo del tutto soggettivo. Affermano che ciascuno ha il diritto–dovere di leggere e spiegare la Bibbia senza tener conto di nessuna autorità. In pratica, però, non è proprio così; i capi di tali aggregazioni pseudo–cristiane. esercitano una tale egemonia psicologica sugli adepti, che parlare di libertà di quest’ultimi è pura utopia. Le loro riunioni di catechesi sono vere e proprie sedute da “lavaggio del cervello”, dove a false interpretazioni della Sacra Scrittura sono “mescolate”, invettive contro la Chiesa di Cristo, contro le altre religioni del mondo e anche contro lo Stato.

D: Perché è errato il loro modo di interpretare la Bibbia?
R: Perché nel NT è detto in modo chiaro ed esplicito che, Gesù Cristo ha conferito ad alcuni dei suoi discepoli il compito specifico e autorevole di leggere e spiegare, in modo esatto, la Parola di Dio per quanto riguarda le verità di fede e di morale. Sappiamo, inoltre, dal NT che gli Apostoli hanno trasmesso ad altri questo compito specifico, raccomandandosi che allo stesso modo fosse trasmesso fino alla Parusia, in altre parole, fino alla 2° Venuta del Messia.

D: Come devono comportarsi i veri cristiani?
R: Devono credere e afferrare, le verità di fede e di morale contenute nella Sacra Scrittura e nella Sacra Tradizione, poiché la Scrittura nasce da una Tradizione orale, prima ebraica e poi cristiana. Comunque, per “sola Scrittura” si dovrebbe intendere, tutta la Scrittura e non, solo determinati versetti estratti dal contesto e strumentalizzati per avallare concetti eretici.

D: Il vero cristiano può ascoltare ciò che lo Spirito Santo gli suggerisce attraverso la lettura di una determinata pericope, quindi, con una scelta interpretativa libera e soggettiva?
R: Certo, ma il vero credente in Cristo, è consapevole che la sua scelta include, anche l’accettazione della giusta interpretazione che la Chiesa, attraverso il Magistero Vivo, dà della Sacra Scrittura.

D: Che cosa s’intende per Magistero Vivo?
R: S’intendono i legittimi successori degli Apostoli, nel compito d’interpretare autorevolmente la Sacra Scrittura. Questi sono, il Papa e i Vescovi che in virtù della Successione Apostolica possono e devono dichiararci quali verità di fede e di morale sono contenute nella Bibbia.

D: Perché si dice “Magistero Vivo”?
R: Perché i ministri qualificati della Parola di Dio, cioè Papa e Vescovi, quali pastori del “gregge” di Cristo (cfr. At 20,28) sono e saranno sempre presenti nella vera Chiesa di Gesù. Essi sono servi della Parola di Dio; non sono superiori alla Scrittura ma, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascoltano, santamente custodiscono e fedelmente espongono ciò che Dio ha rivelato per la nostra salvezza (cfr. Dei Verbum, n.10 - Conc.Ecum.Vatic.II).

D: Dalla lettura del v. 18, sembra che S. Luca, consideri gli indemoniati alla stregua dei malati psichici?
R: Non è così; ricordiamoci che la Bibbia va letta nella sua interezza. L’evangelista, infatti, in altri capitoli (cfr. Lc 7,21; -8,2; -9,43; -13,12) distingue chiaramente tra le persone inferme e quelle possedute dal demonio. In questo passo, l’espressione indica, in forma generica, che tanto gli infermi quanto gli indemoniati venivano guariti: i primi con il perfetto ristabilimento fisico, i secondi con la liberazione dallo spirito demoniaco.

D: Perché la folla cercava di toccarlo?
R: Perché la folla, era spinta da un irrefrenabile bisogno di trarre beneficio dal contatto con Gesù. S. Luca mostra quanto era grande la fede del popolo nel potere taumaturgico della persona di Gesù.

D: S. Luca, scrivendo: “Da lui usciva una forza che li sanava”, vuole farci capire che da Gesù usciva un fluido magnetico oppure che le guarigioni sono il risultato di una virtù magica presente nel Messia?
R: Assolutamente niente di tutto questo, infatti, dalla lettura della Bibbia emerge chiaramente che, la magia è vista in modo negativo, addirittura condannata da Dio. S. Luca usa l’immagine della “forza” che usciva da Gesù, per indicare un atto positivo della bontà del Cristo.

D: Al versetto 20, leggiamo: “Alzando gli occhi sui suoi discepoli, disse”; Gesù, quindi detta le Beatitudini solo per i suoi discepoli?
R: No, qui il discorso si estende a tutti coloro che sono accorsi lì ad ascoltarlo e attraverso di loro a tutto il popolo; infatti, alla fine del discorso l’autore sacro accenna al “popolo che aveva ascoltato questi discorsi” (cfr. Lc 7,1).

D: Il Discorso della Montagna! Quali differenze troviamo in Mt e in Lc?
R: Il Discorso della Montagna è riportato da S. Luca in una forma notevolmente più breve di quella di S. Matteo; molti insegnamenti, riferiti da Mt nel Discorso della Montagna, sono trasferiti da Lc in altro contesto. Lc ci trasmette i seguenti argomenti: 1) le beatitudini e le maledizioni (Lc 6,20-26); 2) l’amore dei nemici (Lc 6,27-36); 3) i rapporti con il prossimo (Lc 6, 37-42); 4) la vera pietà (Lc 6,43-46); 5) la parabola conclusiva della casa costruita sulla roccia (Lc 6,47-49). In Mt, sono enumerate 8 beatitudini e racchiudono un ideale di virtù con la promessa della ricompensa celeste; in Lc sono, invece, menzionate 4 beatitudini a cui fanno seguito altrettante maledizioni. Le beatitudini in Lc hanno presenti alcune situazioni concrete in cui si trova l’uomo e prospettano un capovolgimento di situazione per la vita futura.

D: S. Luca, illustrerà questo concetto di capovolgimento della situazione terrena nell’Aldilà, nel corso del suo Vangelo?
R: Si, nella parabola del povero Lazzaro e del ricco gaudente (cfr. Lc 16,19-31). In questa parabola è mostrato il rovesciamento di posizione: dopo la morte, il povero Lazzaro è felice, il ricco gaudente al contrario è torturato.

D: In che consiste la Beatitudine che emerge dall’insieme del discorso di Gesù?
R: La Beatitudine dell’uomo è lo scopo del programma creativo e redentivo di Dio; è il punto d’arrivo di tutta la Storia della Salvezza, soprattutto del messianismo biblico e dell’opera della grazia divina nei confronti dell’umanità.

D: In sostanza cosa indica il concetto teologico di Beatitudine?
R: Esplicita che Dio, non ha creato l’uomo perché egli rimanesse chiuso nell’immanenza e nella storia, ma lo ha voluto aperto alla trascendenza, creato a sua immagine e somiglianza. Per questo ha dato alla sua storicità, il senso propedeutico e incoativo della compiutezza che, pienamente, si realizzerà nell’era escatologica.

D: Qual è stata la via, per la quale Dio, ha condotto e conduce l’uomo alla Beatitudine?
R: La Via si è espletata attraverso le azioni salvifiche di Dio nei confronti dell’uomo peccatore e privo della Beatitudine. Esse sono culminate nell’avvento del Messia, nel suo mistero di morte e resurrezione e nel dono dello Spirito Santo alla Chiesa, inaugurata dal Paraclito e istituita storicamente. L’azione dello Spirito Paraclito e la Missione della Chiesa sono il modo in cui, il piano o ordinamento della Salvezza (attraverso il quale Dio porta allo stato di pieno sviluppo la condizione umana, chiamandola a collaborare alla propria elevazione soprannaturale) è esteso a tutti. In sintesi, la SS. Trinità è la “via” alla Beatitudine ma, contemporaneamente anche il “traguardo”, mentre il “mezzo di locomozione” per giungervi è la Chiesa di Cristo.

D: Le opere del Messia, la sua predicazione e soprattutto la proclamazione delle beatitudini evangeliche, in che modo incoraggiano l’uomo, che il più delle volte si trova a vivere in una “valle di lacrime”?
R: Assicurandogli, che Dio intende prendersi cura in modo definitivo della precaria situazione umana, così sottoposta alla finitudine e al limite, per sovvertirne completamente la mortificante mancanza di speranza e di salvezza. La Beatitudine può essere goduta, in parte già in questa terra vivendo un forte legame con Cristo “come il tralcio è unito alla vite”, accettando e offrendo la sofferenza in espiazione dei peccati propri e altrui, sull’esempio di Cristo Gesù e, infine, entrando a far parte della sua Chiesa.

D: Però c’è da tremare ad essere ricchi! con queste maledizioni?
R: Le quattro maledizioni, più che rappresentare delle minacce concrete, rivolte contro i ricchi, i ben pasciuti ed i gaudenti della vita, costituiscono delle formule, fortemente contrastanti con quelle delle beatitudini. In verità le beatitudini come le maledizioni, disposte secondo un parallelismo antitetico, propongono gli stessi principi: per entrare nel Regno ed aver parte ai suoi beni spirituali è necessario rinunciare alle ricchezze, all’opulenza, alle soddisfazioni della vita e alle approvazioni degli uomini. La maledizione ai ricchi non suona come una condanna indiscriminata della ricchezza in sé o di chi la possiede, ma della ricchezza considerata, esclusivamente, come mezzo di godimento della vita. Gesù vuole insegnare il giusto distacco dalla ricchezza anche se, evidenzia l’ideale evangelico della povertà e dello spogliamento assoluto dei beni terreni.



Per maggiori approfondimenti invito alla lettura di:
P. Nicola Tornese s.j., Con quale autorità? edizione curata dai padri Gesuiti, Napoli.
Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2° edizione, Brescia, 2002.
I classici blu –I QUATTRO VANGELI- Ed. BUR, 2005, Milano.

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