V
domenica del tempo ordinario/C
4 febbraio 2007
Lc 5,1-11
[1]
Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret
[2] e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio,
vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano
le reti. [3] Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò
di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle
dalla barca.
[4] Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il
largo e calate le reti per la pesca». [5] Simone rispose: «Maestro,
abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla
tua parola getterò le reti». [6] E avendolo fatto, presero
una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. [7] Allora
fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli.
Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
[8] Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di
Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un
peccatore». [9] Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti
quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; [10]
così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano
soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora
in poi sarai pescatore di uomini». [11] Tirate le barche a terra,
lasciarono tutto e lo seguirono.
D:
Sulla scia di questa pericope, si pensa che il missionario è
un pescatore di uomini nella misura in cui salverà le persone
con l’amministrazione dei sacramenti; è questa la prospettiva
di S. Luca?
R: Non esattamente, la prospettiva della pesca, nel Vangelo secondo
Luca mostra l’umanità intera in preda alle potenze del
male, che la sommergono. Il Cristo e i suoi discepoli sono impegnati
a salvarla dal caos e dalla catastrofe.
D: Che significa oggi, essere pescatori di uomini?
R: Significa, impegnarsi in tutte le iniziative tendenti ad evitare
all’uomo la perdizione eterna e la catastrofe o il caos in questa
dimensione terrena.
D: Oggi corriamo il rischio del caos e di conseguenza
della catastrofe?
R: Si, oggi serpeggiano ideologie che tendono a distruggere quei valori
che l’uomo è riuscito ad acquisire in virtù della
sua capacità intellettiva–volitiva e della sua apertura
alla Trascendenza cioè allo Spirito Santo – Dio. Queste
ideologie erronee, ispirate da Satana, creano confusione tra la gente,
confusione che conduce al caos e quindi all’autodistruzione.
D: Quali sono i frutti di queste ideologie?
R: Purtroppo, in questi ultimi tempi, sono sotto gli occhi di tutti:
Pacs, eutanasia, anticoncezionali, fecondazione artificiale, ricerca
su staminali embrionali, aborto, divorzio, ecc. Questi frutti “marci”
di tali ideologie trovano il terreno fertile in una cultura di morte,
di pietismo, di ricerca scientifica a qualsiasi costo, di un erroneo
concetto della libertà che sarebbe più corretto chiamare
libertinaggio.
D: Perché Gesù sale proprio sulla
barca di Pietro? Una pura casualità?
R: Non credo sia stata una casualità, i Vangeli evidenziano,
spesso, le capacità divine di Gesù. Il Maestro, quindi,
sapeva già che la sua scelta, riguardo al futuro pastore della
sua Chiesa, sarebbe caduta su S. Pietro, dopo la Risurrezione e Ascensione
al Cielo.
D: Potrebbe esserci un’allegoria in queste
parole: “Lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi,
si mise ad ammaestrare le folle”?
R: Nello sviluppo di questa pericope, S. Luca ha voluto indicare la
via ai discepoli del Cristo e cioè a tutti i cristiani. Nella
pesca sul lago è simboleggiata, per l’evangelista, tutta
l’attività di Pietro e della Chiesa. Fino a quel momento
Gesù aveva agito in modo diretto e personale da allora prese
ad agire per mezzo degli uomini che lo ascoltano ed eseguono la sua
parola (gettono le reti nel lago in suo nome), questi però, si
devono scostare un “po’ dalla riva” cioè dal
mondo (inteso in senso negativo), per essere nel mondo ma non del mondo.
D: Cosa vuol dire che Pietro, sulla parola di
Gesù, getta le reti?
R: Che la voce del maestro offre una grande sicurezza, anche di fronte
a quelle che sembrano difficoltà concrete: cattive acque, prive
di pesci.
D: Quando scrive il suo Vangelo, S. Luca, pensa
forse alla grande pesca della Chiesa primitiva?
R: Certamente, nella seconda parte del suo Vangelo che è il libro:
Atti degli Apostoli; si evince lo sviluppo rapido della giovane Chiesa,
che egli ha dinanzi agli occhi. Inoltre, al termine del suo Vangelo
e all’inizio degli Atti (Lc 24,47; At 1,8), ci fa conoscere il
senso dell’invio dei discepoli: la glorificazione di Gesù
che sale al Padre si traduce nella missione che chiama tutti gli uomini
alla Chiesa. Ma le reti possono rompersi (e di tanto in tanto nella
storia della Cristianità è successo), per evitare ciò
o per ripararle, non mancherà l’aiuto e la presenza di
Cristo che si concretizzerà soprattutto con l’azione della
Terza Persona della SS. Trinità: lo Spirito Santo.
D: Per S. Luca, chi è il discepolo di Gesù
e come deve agire?
R: Tenendo conto anche dei passi lucani commentati nei precedenti “quesiti”,
si possono formulare le seguenti conclusioni:
a) Per l’evangelista, il discepolo è prima di tutto il
messaggero o l’inviato di Gesù, chiamato a ravvivare continuamente
la sua coscienza di missione.
b) L’apparenza d’inutilità della missione continua
ad essere grande come al principio (Maestro, abbiamo faticato tutta
la notte e non abbiamo preso nulla), perciò non dobbiamo dimenticare
che il risultato non è fondato sulle previsioni di carattere
sociale e psicologico, ma sulla forza del mandato di Gesù e sulla
presenza dello Spirito Santo.
c) Nella missione, i discepoli devono comunicare ciò che Gesù
ha compiuto: la sua vittoria sul male (Lc 4,31-36), il suo aiuto a tutti
gli abbandonati, il suo messaggio di pienezza escatologica (Lc 4,16-22).
d) Senza dimenticare che il risultato della pesca sarà escatologico,
ma con esiti che si possono constatare già in questo mondo.
D: In questa pericope, al nome di Simone viene
già aggiunto il sostantivo: “Pietro”, chiara allusione
alle parole di Gesù: “Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa”; nella Bibbia l’immagine
della pietra ha altre applicazioni?
R: Si, l’immagine o metafora o simbolo di pietra o roccia ha diverse
applicazioni. Prima di tutto è applicata a Jahve. Diceva Mosé:
“Jahve è roccia” (Dt 32,4; cfr. Is 17,10; Is 44,8;
Sal 95,1; Sal 144,1). Nel NT Gesù ha applicato a se stesso l’immagine
di pietra o roccia. Egli si è qualificato come la pietra d’angolo
(Mt 21,42; cfr. 1Pt 2,6), ossia come la pietra principale nella edificazione
della sua Chiesa.
D: Chi è dunque la Pietra, Jahve o Cristo?
R: L’uno e l’altro, perché nell’uomo Gesù
è presente l’unico Dio Jahve. Gesù è l’Emmanuele,
ossia il “Dio con noi” (Mt 1,23). “Dio è perfettamente
presente nella sua persona” (Col 2,9).
D: Vi sono nella Bibbia altre applicazione dell’immagine
di pietra o roccia?
R: Si, Gesù stesso ha applicato questa immagine a Simone, il
pescatore di Galilea, che fu tra i suoi primi discepoli (Gv 1,41-42).
D: Gesù, quindi, passa questa sua prerogativa
a Pietro, ad una creatura umana?
R: Non esattamente, Gesù è, e rimane sempre la pietra
angolare, su cui si regge tutto “l’edificio” della
Chiesa Universale. Ma egli volle che uno dei suoi discepoli lo rappresentasse
su questa terra, facesse in pratica, le sue veci, nella funzione indicata
dall’immagine o metafora della pietra o della roccia. Con lo stesso
significato della metafora di pietra troviamo l’immagine di “fondamento”
che il NT applica a Cristo (1Cor 3,10-11). Non, però, esclusivamente,
infatti, anche gli apostoli e i profeti sono detti “fondamento”
(cfr. Ef 2,19-20; Ap 21,14), e così anche tutta la comunità
dei credenti in Cristo, ossia la Chiesa (cfr. 1Tim 3,15).
D: In che modo i cristiani sono chiamati ad essere
pietra e fondamento come il loro Signore Gesù?
R: Rispondo, cercando di dare un quadro d’insieme: Jahve è
la roccia in quanto costituisce il primo fondamento della Creazione
e dell’Antico Israele. Cristo nel quale, Jahve è presente
sostanzialmente, è la roccia, cioè il fondamento della
Nuova Creazione e del Nuovo Israele (Gal 6,16; 1Cor 3,11). Gli apostoli
e i profeti diventano fondamento, nel senso che, tutto quanto hanno
detto e scritto riguardo a Jahve e a Gesù Cristo costituisce
l’unica base su cui poggia la fede dei veri Cristiani. La Chiesa
è fondamento poiché ha ricevuto il mandato dal Figlio
di Dio di custodire il Deposito, cioè gli insegnamenti di Cristo
nella loro purezza e integrità, lasciandosi guidare dallo Spirito
Santo.
D: E a Simone, il primo degli apostoli, in che
senso, si applica l’immagine della pietra?
R: Nel senso che, egli ha avuto da Cristo il compito specifico di garantire
l’unità della fede di tutta la Chiesa. Egli proclama la
sua fede in Cristo, cioè poggia su Cristo e facendo ciò,
assicura tutta la Chiesa di poter poggiare sicuramente su Gesù.
Quanto appena detto, si evince dal fatto che il Maestro, nel suo primo
incontro con Simone gli mutò il nome in quello di Cefa, ossia
Pietra. Il nome, nella Bibbia, indica la funzione di chi lo porta e
ciò ci assicura che in Gesù c’era una chiara volontà
di rendere Simone l’uomo-roccia su cui doveva costruirsi la comunità
dei suoi veri discepoli.
Con i grandi teologi, della prima epoca cristiana, possiamo anche noi
dire: “Dov’è Pietro ivi è la Chiesa.
D: Ha mostrato Cristo, questa sua volontà
in altri modi?
R: Si, come già accennato, Gesù lo ha mostrato nella promessa
che egli fece a Pietro di costituirlo base dell’edificio ecclesiale.
Quando Pietro, professa chi veramente sia il Cristo, Gesù risponde
a Pietro dicendogli chi veramente debba essere Simone, con le parole:
“Tu sei Pietro e su di te, come su una pietra, io costruirò
la mia Chiesa (Mt 16,18; traduzione della Bibbia Interconfessionale).
Inoltre, Gesù subito dopo, usa, in riferimento a Pietro, le immagini
delle “chiavi” e del “legare e sciogliere” (Mt
16,19).
D: Qual è il significato biblico di queste
immagini?
R: Chi ha le “chiavi” è costituito capo e responsabile
della casa; chi può “legare e sciogliere” ha il potere
di dichiarare con autorità ciò che è vero e ciò
che è falso, ciò che è lecito e ciò che
è proibito. L’una e l’altra immagine sono applicate
a Pietro. Cristo ha poi riconfermato la sua scelta su Pietro, dopo la
Risurrezione, affidandogli la funzione di pascere i suoi agnelli, le
sue pecorelle (Gv 21, 14-17) di dare, in altre parole, ai suoi discepoli
“buoni pascoli”, ossia il cibo sicuro di una sana dottrina.
D: E Pietro ha esercitato questa funzione?
R: Si, perché fin dai primi giorni della Chiesa, appare come
il capo della comunità cristiana. Il libro degli Atti degli Apostoli,
né è una chiara testimonianza.
D: Perché Gesù predica all’aperto
e non nella sinagoga, dove era suo solito recarsi?
R: Il fatto che Gesù annunci la Parola di Dio all’aperto,
in riva al lago; ci lascia intravedere che le sinagoghe, non erano più
il luogo adatto per istruire il popolo, poiché in esse, i farisei,
avversari di Cristo, avevano già incominciato a spiarlo e ad
accusarlo di non attenersi alla legge di Mosé.
D: Perché S. Luca narra la chiamata dei
primi discepoli, solo dopo aver narrato episodi riguardanti la predicazione
e i miracoli di Gesù?
R: Perché in questo modo offre una spiegazione psicologica di
progresso riflessivo, della chiamata degli apostoli. Dalla disposizione
del suo racconto risulta, infatti, con chiarezza come la loro generosa
risposta, abbia avuto una sufficiente preparazione spirituale.
D: E’ possibile ricavare anche un senso
letterale, nella scelta di salire sulla barca di Simon Pietro, fatta
da Gesù?
R: Si certo, S. Luca vuole mostrare che tra Gesù e Simone vi
era già un rapporto di amicizia. Tale amicizia spiega, anche,
l’accento confidenziale delle parole che Simon Pietro rivolgerà
al Maestro quando si tratterà di calare le reti.
D: Il passaggio dal singolare (disse a Simone:
«Prendi il largo) al plurale (e calate le reti per la pesca»)
può avere un significato allegorico?
R: Attraverso il senso letterale, tale espressione, ci fa capire che
Simon Pietro non era da solo e, che era il capo del gruppo di marinai.
Attraverso il senso allegorico si può qui, vedere l’Ufficio
(il ruolo, la posizione, il compito, il dovere, l’incarico conferito
in modo stabile per un fine spirituale) della futura Guida degli Apostoli
e di tutta la Chiesa di Cristo.
Per maggiori approfondimenti invito alla lettura di:
P. Nicola Tornese s.j., E voi chi dite che io sia?, 5° edizione,
padri Gesuiti, Napoli.
P. Nicola Tornese s.j., Pietro e la Pietra, padri Gesuiti, Napoli.
Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2° edizione, Brescia,
2002.
I classici blu –I QUATTRO VANGELI- Ed. BUR, 2005, Milano.