domenica
di Pasqua/A
23 marzo 2008
Gv 20, 1-9 "La
Risurrezione"
[1] Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala
si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e
vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. [2] Corse allora
e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù
amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro
e non sappiamo dove l'hanno posto!». [3] Uscì allora Simon
Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. [4] Correvano
insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di
Pietro e giunse per primo al sepolcro. [5] Chinatosi, vide le bende
per terra, ma non entrò. [6] Giunse intanto anche Simon Pietro
che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,
[7] e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con
le bende, ma piegato in un luogo a parte. [8] Allora entrò anche
l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
[9] Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè
doveva risuscitare dai morti.
D: Perché Maria di Magdala, corre da Simon
Pietro e non dagli altri apostoli?
R: Perché, S. Pietro, già rivestiva una certa importanza
all’interno del gruppo.
D:
Perché, Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, nonostante il
pericolo che correvano, di essere associati a Gesù, condannato
per bestemmia e sedizione?
R: Si, corrono, perché l’amore che provano per il loro
Maestro è superiore alla paura. Il rischio era serio, poiché
i sacerdoti e i farisei avevano ipotizzato che i seguaci di Gesù
potevano rubare il cadavere e diffondere la notizia della Risurrezione.
Essi temevano il Maestro divino, ancor più da morto che da vivo.
Poteva esserci, benissimo, già un disegno diabolico, per zittire
o isolare i discepoli preventivamente.
D:
Giovanni pur giungendo prima, non entra nel sepolcro; perché?
R: Perché è consapevole della missione che Gesù
ha affidato a S.Pietro: quella del discernimento ultimo e autorevole
su tutto ciò che riguarda la Fede e di conseguenza, anche la
Morale.
D:
Perché la vista dei teli e del sudario, suscita nei due apostoli,
la fede?
R: Perché essi vedono che c’è ordine; ciò
non poteva essere possibile se il corpo di Gesù fosse stato trafugato
in fretta, data la presenza dei soldati che facevano la guardia.
D:
I due apostoli, non avevano ancora compreso la Sacra Scrittura?
R: No, ma in quel preciso istante, le profezie degli antichi profeti,
che avevano lette tante volte, si presentarono alla loro memoria con
una luce nuova e incominciarono, così, a ricordare e a comprendere
le parole di Gesù.
D:
Dove troviamo la più antica professione di fede sulla Resurrezione
di Gesù?
R: La prima affermazione sulla Risurrezione, che c’è pervenuta
è il testo della 1Cor 15,3-5: “…Ed è risuscitato
il terzo giorno secondo le Scritture”. Questo testo, risale intorno
agli anni 35-40 e costituisce una delle testimonianze più arcaiche.
D:
S. Paolo non aveva visto Gesù risorgere?
R: No, ma neanche gli apostoli e i discepoli del Maestro divino, avevano
potuto vedere l’evento in se stesso, ma solo gli effetti di quest’evento.
D:
Quali effetti?
R: Gli effetti sono stati le Apparizioni del Risorto, le manifestazioni
di Gesù col corpo glorificato, il dono della Persona dello Spirito
Santo con l’incarico di Consigliere interiore e di Guida, ecc.
D:
Perché Gesù non ha fatto in modo che ci fossero dei testimoni
all’evento della Resurrezione?
R: Perché L’evento della Resurrezione sfuggiva, per la
sua soprannaturalità, alle capacità visive e cognitive
umane.
D:
Perché S.Paolo testimonia la Resurrezione, quando al tempo dei
fatti egli non era un discepolo di Gesù?
R: Egli testimonia, perché ha sperimentato la presenza del Risorto,
sulla propria pelle sulla via di Damasco. Inoltre, egli precisa che
trasmette ciò che ha ricevuto, egli non produce niente di suo,
né da interpretazione alcuna. Il suo compito risulta solo quello
del trasmettere fedelmente.
D:
Perché è importante la concretezza della morte di Gesù?
R: Perché è una prova fondamentale della reale Resurrezione
del Signore. La morte di Gesù non è stata una morte apparente,
ma concreta: lo squarciamento del costato è segno dell’avvenuta
morte di Gesù, constatata dall’autorità competente;
tale gesto si effettuava solo sui condannati, morti prima che fossero
spezzate loro, le ossa delle gambe.
D:
Perché spezzavano le ossa delle gambe ai condannati?
R: Per porre fine all’agonia dei condannati alla crocifissione:
essi non potendo più respirare morivano.
D:
Perché Gesù non fu sepolto nella tomba di famiglia?
R: Perché secondo la legge giudaica, nessun crocefisso, ritenuto
impuro, poteva essere sepolto nella tomba di famiglia (cfr. Dt 21,22).
Gesù fu posto, infatti, in un sepolcro nuovo.
D:
Gesù fu seppellito in gran fretta, perché?
R: Perché era vicina la festa di Pasqua e perché la legge
romana non permetteva, per i condannati a morte, il lamento funebre.
D:
E’ vero che gli apostoli mostrano una certezza incrollabile delle
apparizioni del Risorto a cui hanno assistito?
R: Si è vero, essi sono certi di non essere dei visionari, sanno
di non soffrire d’allucinazioni; la loro vita, infatti, cambia
totalmente: da spavaldi e paurosi si trasformano in testimoni coraggiosi,
che giungono fino al martirio.
Per maggiori approfondimenti invito alla lettura di:
I Classici Blu, I QUATTRO VANGELI, BUR, Milano, 2005;
Dizionario Teologico Enciclopedico, Piemme, Casale Monferrato (Al),
2004.