II domenica di Avvento / C
- "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio"
10 dicembre 2006
Lc 3,1-6
[1]Nell'anno
decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era
governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo
fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e
Lisània tetrarca dell'Abilène, [2]sotto i sommi sacerdoti
Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria,
nel deserto. [3]Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando
un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, [4]com'è
scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
"Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
[5]Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
[6]Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”
D:
Stando al senso allegorico
della Sacra Scrittura, cosa rappresenta la figura di Giovanni Battista?
R: Il legame fra l’Antico e il Nuovo Testamento.
D: Giovanni, può essere definito un profeta, sulla scia dei grandi
profeti d’Israele?
R: Certo, egli è l’ultimo grande
profeta della Legge antica che, proclama prossima la Salvezza di Dio
per tutti gli uomini e non soltanto per il popolo ebraico. Egli, inoltre,
dà un fondamento biblico alla Parola che annuncia, mostrando,
con l’azione e la predicazione, che quanto profetizzato da Isaia
(Is 40) sta per compiersi.
D: Qual è, dunque, l’intenzione dell’evangelista
Luca quando cita Isaia?
R: Quella di insistere, come si evince da tutto il suo Vangelo, sulla
portata universale del messaggio di Cristo.
D:
Cosa dice a noi, oggi, l’immagine di Giovanni Battista?
R: Che Dio fa udire la sua voce in mezzo alle voci discordanti della
storia. I grandi, “i sapienti di questo mondo”, ignorano
e disprezzano questa Voce. Ma il Signore fa in modo che prendano la
parola, uomini semplici e santi, che non cessano di far risuonare la
“Voce” e quindi l’invito al nuovo Esodo dell’umanità
verso la Salvezza, verso il Cristo che viene.
D: Dai Vangeli emerge che Giovanni il Battista
destava inquietudine e entusiasmo messianico nelle persone che accorrevano
ad ascoltarlo. Come mai riscontrava tanta attenzione?
R: Egli era un predicatore di penitenza che, restando legato ai vecchi
profeti e alla tradizione apocalittica giudaica, si presentava come
un uomo carismatico, che sapeva infondere speranza e richiamare alla
giustizia secondo la Legge di Dio, nella prospettiva messianica, ormai
imminente.
D:
Oltre alla testimonianza evangelica, ci sono pervenute altre testimonianze
sulla personalità carismatica di Giovanni Battista?
R: Si, una importante è dello storico Giuseppe Flavio che in
una sua opera: “Antichità Giudaiche” riferisce di
Giovanni Battista, presentendolo come “un sant’uomo che
invitava i giudei a essere buoni tra loro e pii riguardo a Dio. Il suo
segno distintivo era il battesimo, che consisteva in una purificazione
del corpo, dopo che l’anima era stata purificata precedentemente
con la pratica delle virtù. La sua parola attirò l’attenzione
di molti, così che Erode, temendo una sollevazione, lo arrestò
e lo giustiziò a Macheronte”. Questa testimonianza di Giuseppe
Flavio riproduce con esattezza il risultato dell’attività
del Battista e la causa della sua morte, ma sfigura intenzionalmente
il carattere del suo messaggio, presentandolo, davanti ai romani, come
un predicatore moralista inoffensivo. La tradizione evangelica ci precisa,
invece, che Giovanni non espose una morale più o meno Stoica
(Stoicismo = corrente filosofica) ma annunziò il giudizio di
Dio sull’umanità intera.
D: Quali erano le origini dello storico Flavio
Giuseppe?
R: Egli era un giudeo, vissuto nella seconda metà del 1°
secolo, che seguendo il modello culturale ellenistico scrisse le sue
opere storiche per uomini di cultura ellenistica (Ellenismo: la conciliazione
della cultura orientale con quella occidentale sulla base dell’importante
legame offerto dalla lingua greca).
D: Perché Luca ci tiene a precisare: “Nell’anno
decimo quinto dell'impero di Tiberio Cesare…”?
R: Questa prima data è di carattere profano e serve all’evangelista
per affermare che il messaggio del Battista segna il punto di partenza
dell’opera di Gesù e costituisce un fenomeno costatabile
e preciso negli annali della storia. Il messaggio di Gesù non
nasce come una setta segreta o nascosta: nasce nel campo aperto dei
fatti della terra. Subito dopo l’evangelista inserisce il messaggio
di Giovanni nelle coordinate teologiche d’Israele, in altre parole,
sul campo della speranza dell’Antico Testamento.
D: Secondo la datazione corrente, a che corrisponde
il quindicesimo anno di Tiberio?
R: Sembra che corrisponda ai mesi di Agosto/Settembre del 28/29.
D: Chi erano Anna e Caifa?
R: Anna fu Sommo Sacerdote dal 6 al 15 d.C. e Caifa suo genero, nel
18-37 d.C.
D: Attraverso quale immagine tipologica, Luca
descrive la vocazione di Giovanni Battista?
R: Egli usa termini che ricordano la vocazione di Geremia (Ger 1,1).
D: Giovanni percorreva la regione del Giordano,
per la necessità d’acqua, data l’amministrazione
del battesimo?
R: Non solo, alla base di tale citazione forse, c’è anche
una tradizione storica. Secondo tale tradizione, il battesimo di Giovanni,
era associato ad un rinnovamento dell’Alleanza tra Dio e il popolo.
L’acqua del battesimo ricordava, inoltre, l’attraversamento
del Giordano per entrare nella Terra Promessa.
D: Cosa intendeva Giovanni con la parola “conversione”?
R: L’allontanarsi dal peccato e il volgersi ad una vita morale
nuova.
D: Da queste poche parole su Giovanni Battista,
emerge una teologia propria di S. Luca?
R: Certo, anche se di primo acchito, al lettore, può sembrare
che Luca segua meticolosamente Marco (Mc 1,4). Però “Pentimento”
e “Perdono dei peccati” in Luca, sono due dei modi che egli
utilizza, per dire quello che Gesù ha compiuto per l’umanità.
Anche se l’evangelista, distingue chiaramente il battesimo di
Giovanni da quello cristiano in 3,16 mentre in at 18,25-19,5 unisce
strettamente i due, per raggiungere la finalità di presentare
la predicazione di Giovanni come inaugurazione del periodo di Gesù.
D: E’ vero che anche i “monaci”
di Qumran o Qumraniti, applicavano a se stessi il testo di Is 40,3,
citato qui da Luca?
R: Si, in un certo senso, si ritenevano essi stessi, la realizzazione
di quella profezia. Infatti, essi preparavano la strada al Signore vivendo
nel deserto, studiando la Legge e restando separati dagli estranei.
Alcuni esegeti hanno ipotizzato un periodo della vita di Giovanni vissuto
con gli Esseni. Egli, però, anche se vive nel deserto, non è
preso dallo studio della Legge e non esclude nessuno dal battesimo,
non mostra d’avere la stessa concezione sul “destino”,
propria della setta, che sosteneva dipendere dalla predestinazione di
Dio se la via di un uomo portava alla salvezza o alla rovina.
D: Mentre Is 40,3 ha “preparate la via al
nostro Dio”, Luca invece ha “preparate la sua via”;
perché l’evangelista ha tradotto in questo modo il versetto
del testo di Isaia?
R: Perché egli, intende dare, un chiaro riferimento alla preparazione
della strada di Gesù da parte di Giovanni, riferimento esplicito
che ha in comune con Mc 1,3.
Per ulteriori
approfondimenti consigliamo la lettura di:
I classici blu –I QUATTRO VANGELI- Ed. BUR, 2005, Milano.
Nuovo Grande Commentario Biblico della Queriniana, Brescia, 2002.
Nuovo Dizionario Enciclopedico illustrato della Bibbia, ed Piemme, Casale
Monferrato (Al), 2005.
NT interlineare, a cura di Piergiorgio Beretta,
ed. S.Paolo