IV domenica di Pasqua/C
29 aprile 2007
Gv 10,27-30
[27]In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano
la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. [28]Io dò loro
la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà
dalla mia mano. [29]Il Padre mio che me le ha date è più
grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
[30]Io e il Padre siamo una cosa sola”».
D: Perché Gesù chiama con il termine:“pecore”
i suoi seguaci?
R: Perché con questa immagine, egli intende invitare i suoi seguaci
ad essere docili, ad accogliere, cioè, docilmente la fede. Poi
lo fa in contrasto a quei giudei, che per il loro cuore indurito e per
la loro ostilità e sicurezza nelle loro concezioni, non riescono
a riconoscere in Gesù: il Messia.
D: Gesù dice che ascoltando la sua voce
si entra a far parte della cerchia di coloro che egli conosce; in che
modo possiamo ascoltare la sua voce?
R: La sua voce giunge a noi, soprattutto, attraverso la Sacra Scrittura,
ma essa va interpretata e va letta con un cuore aperto alla verità.
Il Signore, poi, ha voluto che fosse il Magistero della Chiesa a pronunciarsi
solennemente sulla retta interpretazione della Sacra Scrittura. La Parola
di Dio parla, anche, personalmente ad ogni creatura umana. Nel rapporto
a tu a tu con la Sacra Scrittura, ciò che vige è
la libera interpretazione: non nel senso del protestantesimo, ma nel
senso che Dio parla, in ogni tempo ad ogni singolo uomo, attraverso
la sua Parola Scritta ma sempre viva e attuale. Per non cadere, però,
in errori d’interpretazione bisogna, tener fermi i principi e
i valori che il Cristianesimo porta avanti, dopo aver attinto dal nucleo
centrale che è l’evento del Cristo, cercando di plasmare
il mondo con essi.
D: Gesù dà, anche, un altro strumento
per essere della cerchia di coloro che egli conosce?
R: Si, subito dopo aggiunge: “Ed esse mi seguono”,
la sequela di Cristo è, quindi, uno strumento perché il
Signore ci possa conoscere in profondità.
D: In che modo dobbiamo seguirlo, dobbiamo farci
tutti monaci o frati, suore o sacerdoti?
R: No, perché seguire Gesù in una scelta di vita di totale
consacrazione, è per chi viene chiamato da Cristo stesso a tale
opzione fondamentale. Si può seguire Cristo, anche da laico,
facendo la sua volontà, inondando il mondo del suo messaggio
d’amore, facendo progredire la civiltà umana in virtù
del Vangelo, difendendo la vita umana in tutti i suoi aspetti.
D: Gesù parla, al presente, di vita eterna?
R: Si, perché con la predicazione del Vangelo e la conseguenza
dell’accettazione o meno di tale predicazione si realizza da subito
la Salvezza o la Dannazione eterna di coloro che liberamente fanno tale
scelta.
D: Ma Gesù, essendo Dio, non conosce tutte
le creature umane?
R: Certo, ma la conoscenza che Cristo vuole avere dei suoi discepoli
è molto più profonda. Nel linguaggio biblico, il termine
“conoscere” indica il rapporto d’amore totale
tra due persone legate dal vincolo matrimoniale. Una “conoscenza”
che rende i due partner, una carne sola. Con l’assimilazione del
Pane Eucaristico, si realizza questa profonda conoscenza. Gesù
Cristo, in tutto il suo Essere: corpo, anima e divinità è
assimilato dal nostro organismo, contemporaneamente però, Gesù
assimila ognuno di noi, realizzando una fusione di corpi, o meglio di
persone.
D: Gesù afferma che le sue pecore non periranno
mai, e nessuno le rapirà dalle sue mani. Se questa profezia è
concreta, come spiegare i tanti martiri cristiani, nel corso dei secoli?
R: Qui, Gesù, si riferisce alla Salvezza Eterna. I cristiani,
che saranno veramente tali, cioè, faranno parte della cerchia
di coloro che Gesù conosce in profondità, non perderanno
la comunione con Dio, neanche quando subiranno attacchi intensi da parte
di Satana.
D: Che cosa attendono da Gesù, i giudei
con la domanda al v.24: “Se tu sei il Messia dillo a noi chiaramente”?
R: Attendono che egli s’inserisca in un quadro prestabilito, in
una mentalità preordinata. Attendono un Messia dalle caratteristiche
ben precise, secondo i propri gusti. I farisei, i sadducei, gli zelati,
ecc. parlando con Dio formulano sia la domanda che la risposta: non
sono liberi, non riescono ad essere disponibili al piano di Dio.
D: E noi non ci avviciniamo, forse, tante volte,
a Dio con un atteggiamento provocatorio o di presunzione?
R: Purtroppo si, anzi oggi più che nei secoli passati. La società
odierna è fortemente contagiata dal “cancro” del
relativismo, del libertinaggio e da varie ideologie che più o
meno palesemente tendono all’anarchia. L’uomo, se, continuerà
a voler togliere la libertà a Dio, per confinare il Signore nel
“recinto” della propria, singola libertà,
si andrà incontro all’autodistruzione del genere umano
o alla svalutazione della persona umana, creata ad immagine e somiglianza
con Dio.
D: Quale deve essere la fonte della comunione
dei cristiani con Gesù?
R: La fonte deve essere la SS.Trinità: Padre, Figlio e Spirito
Santo, un solo Dio ma tre Persone unite in un’intensa comunione
d’amore.
D: Gesù dice: “Io e il Padre
siamo uno”; questo è un versetto che ci offre la dottrina
trinitaria?
R: Si, questo è uno dei circa 40 versetti sulla dottrina trinitaria.
Qui l’<<io>> di Cristo precede il Padre;
non è detto, infatti, il Padre ed io siamo uno. Dal testo greco
si evince che il senso della frase non è <<siamo una
cosa>> ma: <<siamo una natura viva ed operante>>
(siamo uno). Il Padre ed il Figlio sono associati nella stessa
opera di protezione delle pecore; ambedue hanno un potere ed esplicano
un’azione in comune (cfr. Gv 5,19-20; 8,16;10,15; 12,44-45). Questa
comunione, o meglio questa unione di potenza e d’attività
si fonda sopra un’unità di natura, d’ordine metafisico
ed entitativo, non già di ordine morale. La solenne ed incisiva
affermazione di Gesù attesta il mistero d’unità
esistente nella vita trinitaria delle persone divine (cfr. Gv 17,11-12).
Per maggiore approfondimento rimando alla lettura di:
Dizionario teologico enciclopedico, ed. Piemme, Casale
Monferrato (Al), 2004.
I Classici Blu, I Quattro Vangeli, ed. BUR, Milano,
2005.
Nicola Tornese, NOI CREDIAMO - Piccolo Catechismo n.1,
Napoli.