VI domenica di Pasqua/C
13 maggio 2007
Gv 14,23-29
In quel tempo,[23]Gesù disse ai suoi discepoli:“Se uno
mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. [24]Chi non mi
ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è
mia, ma del Padre che mi ha mandato.
[25]Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. [26]Ma il Consolatore,
lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà
ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
[27]Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo,
io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
[28]Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi
amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre
è più grande di me. [29]Ve l'ho detto adesso, prima che
avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.”
D: Cosa vuol dire Gesù con questa frase:
“Se uno mi ama, osserverà la mia parola…”?
R: Che se un credente dice di amare Gesù
e non segue i suoi comandamenti (le sue parole) è un
ipocrita.
D: Se si osservano le parole di Gesù si
ottiene l’amore del Divin Padre?
R: Dio ama tutti gli uomini ma nel credente l’osservanza dei comandamenti
è, in pari tempo, effetto e segno dell’amore del Padre
e del Figlio. L’amore di Dio riempie coloro che si rendono disponibili
ad operare, per l’estensione del Regno di Dio sulla Terra, nell’attesa
della Parusia: la Seconda Venuta del Messia.
D: In che senso Gesù dice che la SS.Trinità
verrà al credente e dimorerà presso di lui?
R: Innanzitutto, è da dire che qui, Gesù risponde indirettamente
a Giuda Taddeo che aveva domandato: “Signore, come mai avverrà
che tu ti manifesterai a noi non al mondo?”. Il Maestro gli
risponde che la manifestazione s’identifica con la presenza del
Padre e del Figlio in coloro che amano ed osservano i comandamenti.
Si tratta di una presenza divina del tutto particolare e duratura, definita
dal linguaggio teologico come “escatologia realizzata”
(cfr. Gv 3,18; 5,25). L’Escatologia è la riflessione,
lo studio biblico-teologico-filosofico delle cose riguardanti gli ultimi
tempi cioè, la Seconda Venuta del Messia che realizzerà
il passaggio da questa dimensione fisica ad una dimensione superiore
o trascendente. L’escatologia realizzata riguarda il
Ritorno del Messia, che si attua già fin dall’inizio della
predicazione evangelica e che s’identifica con l’abitazione
(dimora) di Cristo nell’animo di coloro che osservano i suoi comandamenti;
questa presenza di Gesù è “una presenza immanente
di Dio nel cuore del credente per fondare un colloquio intimo, amoroso”
(cfr. Dei Verbum del Conc. Vaticano II).
D: Cosa intende sottolineare l’evangelista,
riportandoci queste parole di Gesù: “e la mia parola
non è mia, ma di colui che mi ha mandato…”?
R: Intende evidenziare, l’unione perfetta che esiste tra il Figlio
e il Padre; la parola del Figlio è la parola stessa del Padre.
D: Perché Gesù, parlando al presente,
dice ai suoi discepoli: “Queste cose vi ho detto quando ero
con voi…”?
R: Perché ora, il Maestro getta uno sguardo retrospettivo alla
sua opera e la considera già compiuta; la sua attività
di rivelatore è conclusa; adesso i suoi discepoli devono valutarne
tutta l’importanza per la loro vita e, di conseguenza, per quella
della Chiesa. Gesù con queste parole cerca di preparare i discepoli
alla separazione fisica tra lui ed essi.
D: Perché lo Spirito Santo insegnerà
tutto, non lo ha fatto gia Gesù?
R: Cristo ha compiuto la sua missione dottrinale; i discepoli tuttavia
non hanno compreso tutto quanto il Maestro ha detto loro; in tal caso
chi provvederà a illuminare la loro intelligenza perché
possano comprendere pienamente gli insegnamenti di Cristo? Essi già
sanno che avranno un altro Paraclito (cfr. Gv 14,16). , il quale rimarrà
con loro e, gli sarà d’aiuto e di sostegno; ora apprendono
che questo Paraclito per loro sarà anche guida intellettuale
e maestro intimo. Lo Spirito Santo sarà inviato in nome di Cristo,
in altre parole, non a sostituzione del Figlio ma a compiere la sua
opera in stretta unione con lui (cfr. Gv 16,13-14).
D: In che modo lo Spirito Santo insegna ogni cosa,
riguardante la Rivelazione?
R: Non si precisa qui, come sarà effettuato tale insegnamento
ma, dalla lettura del NT, si evince che l’azione dello Spirito
Santo si esplica nell’intimo, per via di illuminazioni interiori,
non già per parole esterne come è stato per la rivelazione
storica compiuta da Cristo.
D: Lo Spirito Santo farà ricordare agli
apostoli tutto ciò che Gesù ha insegnato; agirà
da “fosforo”?
R: Le parole di Gesù sono di una ricchezza teologica notevole:
il verbo <<Ricordare>> del vers. 26, non significa
il semplice richiamare alla mente, ma il tener vive ed inalterate le
parole di Cristo. Lo Spirito Santo ripeterà nella mente dei discepoli
le Verità, in tutta la loro ricchezza dottrinale, che il Maestro
aveva loro insegnato; Inoltre suggerirà agli apostoli e ai loro
successori il modo giusto d’interpretare e attualizzare il messaggio
di Cristo, lungo il corso dei secoli.
D: Questa solenne promessa di Cristo, riguarda
solo gli apostoli?
R: Riguarda gli apostoli e tutta la Chiesa docente (successori degli
apostoli).
D: Gesù ci conforta affermando che egli
ci donerà la sua pace; che tipo di pace?
R: Innanzitutto “pace” è il saluto e la
parola di augurio usata dagli ebrei; Gesù rivolge ai suoi questa
parola d’addio, ma arricchendola di un senso nuovo. Tale “pace”
è propria di Cristo e comunica una sicurezza che deriva dalla
pienezza della verità e dalla certezza della speranza (cfr. Gv
14,1-3; 14,27). Gesù rimane con i suoi e li assiste attraverso
l’azione del Paraclito (lo Spirito Santo), tutto ciò assicura
al credente la pace di Cristo.
D: La pace di Cristo è diversa, quindi,
dalla pace del mondo?
R: Il confronto non è tanto sul diverso modo di comunicare la
pace, bensì sulla differente qualità della pace di Cristo
e della pace del mondo. La pace che la Seconda Persona della SS. Trinità
dona, è una realtà spirituale e trascendente che realizza
un equilibrio totale nel credente, che non sente il bisogno di null’altro;
la pace che viene dal mondo è una realtà naturale, passeggera
che sospinge ad una ricerca affannosa di essa. Tale ricerca rende l’uomo
inappagato spingendolo a legarsi sempre più ai piaceri e ai beni
terreni.
Per ulteriori approfondimenti:
Dizionario teologico Enciclopedico, Piemme, Casale
Monferrato 2004.
I Classici Blu, I Quattro Vangeli, ed. BUR, Milano,
2005.