Approfondimento sul Vangelo della domenica

"Tante volte, nell’ascoltare la Parola di Dio, ci poniamo delle domande sul significato di alcune espressioni che per noi, nell’oggi, risultano inusuali. A volte non riusciamo a prestare la dovuta attenzione all’omelia del sacerdote, durante la Santa Messa. Capita, pure, che il sacerdote non può spiegare tutto nei pochi minuti dell’omelia, alcune pagine della Sacra Scrittura sono, infatti, ricchissime di significato.
Per questo motivo abbiamo pensato a questa “pagina” settimanale che ha lo scopo di rispondere alle domande che la Parola di Dio fa sorgere in noi."


domenica delle palme/C
1 aprile 2007

Lc 19,28-40

“Processione delle Palme” - Ingresso messianico a Gerusalemme
[28]Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
[29]Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: [30]«Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. [31]E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno». [32]Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. [33]Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». [34]Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
[35]Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. [36]Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. [37]Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

[38] «Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».

[39]Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». [40]Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».





D: La processione delle palme è una ricostruzione folkloristica dell’Ingresso di Gesù a Gerusalemme?
R: No, non si tratta di una ricostruzione folkloristica ma, di un’azione liturgica che apre la celebrazione annuale della Pasqua. Essa è una professione di fede che si esprime attraverso il gesto, prima ancora che attraverso la parola.

D: Cosa s’intende affermare con questa processione?
R: Che, andando volontariamente incontro alla morte, Gesù inaugura il suo ritorno nella gloria del Padre.

D: Gesù, prosegue avanti agli altri, perché guida il gruppo verso Gerusalemme?
R: Il fatto che Gesù guida il gruppo verso Gerusalemme, qui non ha un semplice senso letterale ma, un forte senso simbolico: Gesù va verso la Passione nella piena obbedienza al Padre; a Gerusalemme si offrirà come agnello immolato a Dio e riprenderà il posto accanto al Padre e allo Spirito Santo. Gli apostoli lo seguono, ora inconsapevolmente ma dal giorno di Pentecoste, con piena consapevolezza.

D: Perché Gesù si muove con tanta segretezza? “Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato…”
R: Perché il Maestro ben conosceva il progetto diabolico che si stava “tessendo” contro di lui ma, ciò non doveva avvenire prima dell’istituzione dell’Eucaristia e del nuovo Ordine Sacerdotale della giovane Chiesa che da lì a poco si sarebbe formata. Inoltre Gesù doveva consegnare il grande mandato ai suoi: l’Amore. Esso dovrà essere il sigillo indelebile della Nuova Gerusalemme.

D: Gesù dice anche che sull’asinello nessuno è mai salito; quanti particolari vero?
R: Giusta sottolineatura, tutti questi particolari evidenziano la testimonianza diretta di persone che hanno visto e ascoltato e poi testimoniato. Il rilievo che nessuno è mai salito sul puledro può simboleggiare il fatto che nessun uomo avrebbe potuto offrire un sacrificio così grande da riconciliare l’umanità con Dio se non Dio stesso fattosi uomo.

D: Come mai Gesù ora si definisce apertamente Signore? «Il Signore ne ha bisogno».
R: Quando S. Luca scrive il suo Vangelo, la coscienza che Gesù fosse il Figlio di Dio e quindi Dio, era abbastanza radicata tra le prime comunità cristiane, perciò l’evangelista può aggiungere questo titolo cristologico in riferimento al nome di Dio: JHWH. L’Ora, d’altronde, era vicina e quindi Gesù poteva manifestare la sua vera natura. Ormai il pericolo di essere incoronato re non sussisteva più: Gesù avrebbe ricevuto un’altra corona non fatta d’oro ma di rovi e spine.

D: Gli apostoli pongono i loro mantelli sul puledro; per un gesto di cortesia verso il Maestro?
R: Si, questo è il motivo più ovvio ma, vi è anche un motivo simbolico: Cristo chiede la partecipazione dei suoi discepoli per l’estensione della sua Opera e quindi per il Regno divino. Privarsi del mantello per offrirlo al Signore è un grande e contemporaneamente un piccolo gesto poiché, per un ebreo il mantello rappresentava molto, era, ad esempio, la difesa dal freddo durante la notte. Il Signore vuole da noi grandi opere ma anche, che svolgiamo i lavori quotidiani con lo spirito del servizio verso Dio e verso il prossimo.

D: Cosa vuole dirci S. Luca riferendoci queste parole: “Pace in cielo…”?
R: L’evangelista vuole indicarci il compimento di una realtà, o meglio della Realtà. Con l’ingresso trionfale di Gesù ha compimento la “pace” promessa da Dio per i tempi messianici e la “gloria”, che deriva da quest’opera divina, raggiunge il cielo.

D: I farisei si mostrano zelanti nel pregare il Maestro d’intervenire per moderare quell’esplosione di gioia; per quale motivo?
R: Non certo perché essi temevano che tale ondata di entusiasmo popolare potesse nuocergli ma, perché volevano impedire che la folla gli si stringesse attorno con sì viva e aperta simpatia e lo acclamasse Messia con parole così piene di speranza.

D: L’evangelista, nel riferirci questi particolari, che egli soltanto segnala, intende mostrare l’attualizzazione di qualche parabola raccontata da Gesù?
R: Si, certamente egli richiama la situazione descritta nella parabola delle mine; in questa infatti si parla in termini allusivi molto trasparenti di cittadini, i quali non vogliono che il pretendente al trono regni su di essi (cfr. Lc 19,11-27).

D: Cosa insegna, a noi oggi, l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme?
R: Che noi uomini siamo capaci, a parole, di lodare il Signore, di ringraziarlo fin quando le cose ci vanno bene, ma nel momento che “cambia il vento” della nostra vita, siamo subito pronti a crocifiggerlo di nuovo. Ogni volta che il suo messaggio urta con le nostre idee o opinioni passiamo facilmente dall’esultanza nei suoi confronti al disprezzo (se non esplicito) delle sue parole.
Cristo ci chiede di essere coerenti con la fede che professiamo, sia in famiglia che nel lavoro, nella società, nella politica. A Gesù interessano poco, coloro che dicono: “Signore, Signore” e poi praticamente non lo riconoscono come Signore e Messia.




Per maggiore approfondimento rimando alla lettura di:
Dizionario teologico enciclopedico, ed. Piemme, Casale Monferrato (Al), 2004.
I Classici Blu, I Quattro Vangeli, ed. BUR, Milano, 2005.


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