XIII
domenica del tempo Ordinario/C
1 luglio 2007
Lc 9,51-62
[51]
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo,
si diresse decisamente verso Gerusalemme [52] e mandò avanti
dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio
di Samaritani per fare i preparativi per lui. [53] Ma essi non vollero
riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. [54]Quando videro
ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore,
vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».
[55] Ma Gesù si voltò e li rimproverò. [56 ]E si
avviarono verso un altro villaggio.
[57] Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò
dovunque tu vada». [58] Gesù gli rispose: «Le volpi
hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio
dell'uomo non ha dove posare il capo». [59] A un altro disse:
«Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di
andare a seppellire prima mio padre». [60] Gesù replicò:
«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e
annunzia il regno di Dio». [61] Un altro disse: «Ti seguirò,
Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa».
[62] Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro
e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
D: Il v.51 può essere considerato
il vertice nel quale confluiscono e si dividono i temi del Vangelo di
S. Luca?
R: Si, infatti, fin qui abbiamo avuto la missione in Galilea del Salvatore,
con tutte le sue parole i suoi segni e il suo messaggio d’amore
e di speranza futura. Ma il momento delle parole è passato; e
necessario l’impegno della vita.
D: Perché il Vangelo dice che Gesù
si recò “decisamente” verso Gerusalemme?
R: Perché S. Luca, vuole insegnarci che Gesù era pienamente
consapevole di ciò a cui sarebbe andato incontro. Era consapevole
e libero di offrirsi in olocausto per la salvezza dell’umanità.
D: Si può dire, quindi, che da queste parole
inizia la nuova parte del vangelo?
R: Si, qui inizia una nuova parte, che sarà tutta incentrata
sulla via di Gesù che, attraverso la morte conduce all’Ascensione,
al Padre (cfr. At 1,2; 11,22).
D: La via che si apre davanti a Gesù e
che il Cristo vuole liberamente percorrere svela anche la via degli
Apostoli?
R: Si, proprio in questa via si svela la missione degli Apostoli e dei
discepoli, che salgono con Gesù verso la gloria del Padre, ma
solo a condizione di rischiare la loro vita, di soffrire per gli altri
e di dedicarsi al lavoro che Cristo ha cominciato. Solo così
saranno in condizione di conquistare la novità del Regno.
D: Gli Apostoli comprendono le parole di Gesù?
R: No, ma ciò è parte del paradosso del Vangelo che i
Discepoli non comprendano. Comincia adesso il vero cammino per essi,
devono imparare a sopportare la sofferenza, accettando con pazienza
il rigetto dei samaritani, questi erano i nemici religiosi degli ebrei.
Essi però camminano sulla via di Gesù, le loro menti sono
piene delle immagini dell’Apocalittica di cui i testi antichi
erano intessuti, queste immagini provenivano anche da tradizioni popolari
ispirate alla vendetta. Perciò essi vogliono usare il potere
di Dio per il loro vantaggio: chiedono il fuoco dal cielo sui samaritani
per punirli con la morte.
D : Ma la tradizione del “fuoco”
non emerge da importanti passi della Bibbia?
R: Si, la tradizione del “fuoco” che scende dal
cielo risale al profeta Elia (1Re 18,30-39; cfr. Sir 48,30) e, nel Vangelo,
compare unita alla missione giudiziale del Cristo: “battezzerà
in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16). Questo suppone che l’opera
di Gesù abbia due aspetti: distrugge col fuoco il mondo vecchio
e crea la nuova realtà nello Spirito.
D: Ma su questa base si può comprendere
la pretesa di Giacomo e Giovanni?
R: In parte si. Essi intendono strumentalizzare, un po’ ingenuamente,
il fuoco del giudizio divino, per la difesa dei propri interessi, facendo
si che la decisione escatologica di Dio si traduca in una forma di condanna
e di vendetta sul mondo.
D: Ma questo atteggiamento è riscontrabile
nei cristiani di oggi?
R: Purtroppo si, almeno in modo istintivo, in una parte considerevole
dei credenti. Di fronte al male che sembra dilagare nel mondo, quando
ci sentiamo oppressi dall’iniquità, leviamo la voce interiore
ed esigiamo fuoco dal cielo. Dimentichiamo troppo facilmente
che la via di Gesù è diversa. Non si tratta di far soffrire
gli altri, ma di accettare, in modo salvifico il proprio dolore; non
si tratta di rispondere al male con altro male ma di trasformarlo in
bene per mezzo della croce.
D: Ma il fuoco resta, comunque, immagine del giudizio
di Dio?
R: Certamente, ma è un fuoco che colpisce gli stessi condannati
dato che per le loro azioni e in piena libertà hanno deciso di
vivere in contrasto con le leggi di Dio e praticamente hanno rinnegato
il Cristo. L’unico fuoco che è stato offerto a noi, è
quello dell’amore verso Dio e verso il prossimo, fino alla fine,
esattamente come ha fatto il Messia.
D: I tre casi di vocazione, esposti in questa
pagina evangelica, cosa intendono indicarci?
R: S. Luca vuole mostrarci ciò che è richiesto a chi vuol
seguire Gesù fino in fondo.
Le rotture conseguenti la Vocazione, indicate da questa pericope non
esprimono disprezzo né fanatismo, ma piuttosto una capacità
di distacco e d’amore, una disponibilità a rinnovarsi che
è frutto della fede. In primo luogo, non bisogna fondare la propria
fede su sicurezze materiali o psicologiche. In secondo luogo, non ci
si deve aggrappare ad un passato morto e definitivamente superato, se
non si vuol incorrere nel rischio inevitabile di essere coinvolti nella
sua fine. Da ultimo, è necessario guardare avanti, verso quella
porzione di campo che attende il nostro lavoro, evitando di entrare
nel futuro camminando all’indietro e di ridurre la propria fedeltà
a quella della ruota che segue passivamente il solco della strada.
Per ulteriori approfondimenti consigliamo la lettura di:
Commentario al Vangelo secondo Luca del teologo-esegeta:
Javier Pikaza
I Classici Blu, I Quattro Vangeli, ed. BUR, Milano,
2005