Approfondimento sul Vangelo della domenica

"Tante volte, nell’ascoltare la Parola di Dio, ci poniamo delle domande sul significato di alcune espressioni che per noi, nell’oggi, risultano inusuali. A volte non riusciamo a prestare la dovuta attenzione all’omelia del sacerdote, durante la Santa Messa. Capita, pure, che il sacerdote non può spiegare tutto nei pochi minuti dell’omelia, alcune pagine della Sacra Scrittura sono, infatti, ricchissime di significato.
Per questo motivo abbiamo pensato a questa “pagina” settimanale che ha lo scopo di rispondere alle domande che la Parola di Dio fa sorgere in noi."


XVI domenica del tempo Ordinario/C
22 luglio 2007

Lc 10,38-42

[38] In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. [39]Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; [40]Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». [41]Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, [42]ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».



D: Luca non precisa qual è il villaggio dove si ferma Gesù?
R: No, perché a S. Luca interessa evidenziare l’unico cammino, seppur con delle tappe, che condurrà Gesù a Gerusalemme. Sappiamo da altri testi che questo villaggio si trova a Betania (cfr. Mc 11,1) presso il monte degli Ulivi.

D: Perché S. Luca ricorda il nome della donna che accoglie Gesù e i suoi discepoli?
R: Quando gli evangelisti ricordano il nome di alcuni personaggi è perché quest’ultimi sono diventati certamente importanti, svolgendo un ruolo e un ufficio nelle comunità cristiane delle origini. Inoltre, Marta, che etimologicamente significa “signora”, “padrona”, è presentata proprio come la padrona di casa che offre premurosamente ospitalità a Gesù ed ai suoi discepoli.

D: Era sposata Marta?
R: Dal contesto si evince che Marta era più anziana della sorella, ed era nubile. Se fosse stata sposata, il marito avrebbe accolto il Maestro.

D: Marta e Maria già conoscevano il Signore?
R: Dal modo amichevole e familiare con cui Marta si rivolge a Gesù, si può concludere che tra il Maestro e quella famiglia, alla quale apparteneva anche Lazzaro (cfr. Gv 11,1) che qui rimane del tutto assente, vi dovevano essere dei legami di cordiale e stretta amicizia.

D: Maria, la sorella di Lazzaro, può essere identificata con la peccatrice perdonata e riconoscente (Lc 8,2)?
R: No, la “Maria” citata in Lc 8,2 è detta Maddalena, cioè originaria di Magdala. S. Luca la distingue, così, dalle altre donne di nome “Maria” che sono al seguito di Gesù.

D: Come è presentata Maria da S. Luca?
R: E’ presentata nell’atteggiamento di un discepolo che sta vicino al Maestro ed ascolta con viva attenzione e interesse tutto ciò che questi dice.

D: Nel racconto del ritorno alla vita di Lazzaro, come, S. Giovanni ci presenta le due sorelle?
R: Le presenta con gli stessi tratti caratteristici segnalati da S. Luca nel presente episodio.

D: Perché Marta è tanto affaccendata per il servizio?
R: Per 2 motivi; sia perché essa, come donna e padrona di casa, voleva offrire una generosa accoglienza all’illustre ospite, e sia perché Gesù doveva avere, certamente, al suo seguito i discepoli.

D: Perché Marta si rivolge a Gesù e non direttamente a Maria, onde richiamarla al suo dovere?
R: Secondo Marta, Gesù è, in un certo modo, responsabile della situazione e inoltre ella sa che il Maestro può autorevolmente dire a Maria di sospendere la conversazione, portandole il dovuto aiuto.

D: Perché Gesù dice a Marta: “…tu ti agiti per molte cose”?
R: Perché Marta non sa vedere oltre le sue preoccupazioni e occupazioni, per questo Gesù la richiama, ammonendola delicatamente, che si è data troppo da fare per cose che lei stessa ha voluto.

D: Qual è lo scopo di Gesù nella risposta data a Marta?
R: Di elevare l’attenzione di Marta a realtà superiori e trascendenti.

D: Come si deve realizzare, quindi, l’attesa del Regno, stando al contesto?
R: L’attesa del Regno si realizza in una subordinazione del secondario all’essenziale e l’essenziale è sempre l’ascolto della Parola, un ascolto non solo contemplativo ma che impegna tutto il comportamento, esigendo una conversione radicale.



Per maggiori approfondimenti invito alla lettura del Dizionario Biblico, ed. PAOLINE

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