XXV
domenica del tempo Ordinario/C
23 settembre 2007
Lc 16,1-13
[1]Diceva
anche ai discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore,
e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. [2]Lo
chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te?
Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più
essere amministratore. [3]L'amministratore disse tra sé: Che
farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare,
non ho forza, mendicare, mi vergogno. [4]So io che cosa fare perché,
quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno
che mi accolga in casa sua. [5]Chiamò uno per uno i debitori
del padrone e disse al primo: [6]Tu quanto devi al mio padrone? Quello
rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti
e scrivi subito cinquanta. [7]Poi disse a un altro: Tu quanto devi?
Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e
scrivi ottanta. [8]Il padrone lodò quell'amministratore disonesto,
perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti,
verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
[9]Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza,
perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle
dimore eterne.
[10]Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e
chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
[11]Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi
vi affiderà quella vera? [12]E se non siete stati fedeli nella
ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
[13]Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno
e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà
l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».
Domanda: Qual è il tema che dà unità
al capitolo sedici?
Risposta : Il tema è quello riguardante l’uso dei beni
individuali a beneficio degli altri, specialmente dei bisognosi.
Domanda: Storicamente è attestato il sistema
legale, presupposto dalla parabola dell’amministratore disonesto?
Risposta : Si, esso è ampiamente attestato ed è contrario
al bando dell’usura da parte dell’AT. L’amministratore
era autorizzato a stipulare contratti vincolanti, a nome del suo padrone;
sul contratto, l’interesse usuraio (ad esempio in olio o in grano)
non veniva annotato a parte ma, era incluso in un’unica somma
globale nominata nel contratto. Una persona riceveva, ad esempio, 450
litri d’olio d’oliva, a causa dell’interesse del 100%
imposto, essa trovava scritto sul contratto 900 litri. L’incarico
di un amministratore era di aumentare il patrimonio economico del suo
padrone.
Domanda: Quali sono i significati che si evincono
dai vv. 1-8(a) del cap. 16?
Risposta : Per alcuni esegeti, Gesù, innanzitutto, non insegna
ad imitare la disonestà dell’amministratore, ma l’avvedutezza
di quest’uomo nell’uso dei beni, anche se quei beni non
gli appartengono. Per altri, essi sono parte di una genuina parabola
sul regno di Dio. Una prima interpretazione vede il punto di contatto,
per analogia, tra le azioni descritte nella parabola e quelle degli
ascoltatori di Gesù: come l’amministratore fu deciso e
risoluto dinanzi ad una crisi, così devono essere i discepoli
del Cristo che si mostrano ancora indecisi, incerti nel porsi concretamente
alla sequela del Maestro. Una seconda interpretazione vede invece il
punto di contatto in una discordanza: il senso della giustizia che normalmente
l’idea di regno comporta, non si accorda con il comportamento
del padrone nel v. 8(a). Come può il padrone lodare una simile
ingiusta condotta perpetrata ai suoi danni e non punire quel mascalzone?
Nel Regno predicato da Gesù non sussistono gli stessi schemi
della giustizia in vigore in questo mondo? Nel Regno di giustizia e
di gloria predicato da Gesù i padroni non pretendono di saldare
i conti. Tale interpretazione è in linea con il comandamento
di Gesù di amare i nemici (Lc 6,27-35) e con il suo insegnamento
contro la legge del taglione e sull’amore agli avversari (Lc 9,51-55;
10,29-37; 17,11-19; ecc.).
Domanda: Che cosa intende Gesù quando parla
della disonesta ricchezza?
Risposta : Che essa diviene un male ogni qual volta l’uomo vi
pone tutta la sua fiducia. I discepoli devono convertire la ricchezza
in capitale celeste, condividendola con gli altri, soprattutto con i
bisognosi e rinvigorire la fedeltà a Dio, giorno per giorno.
PARADISO
III parte
Domanda: Quante volte ricorre, nel NT, la parola
“paradiso”?
Risposta : Ricorre solo tre volte. In numerosi passi neotestamentari,
però, è chiaramente contenuta la dottrina di uno stato
di felicità, che ha inizio subito dopo la morte. La teologia
cristiana, nel corso della storia della Chiesa, ha analizzato queste
testimonianze bibliche ed ha ricavato, con certezza, non solo l’esistenza
di questo stato di felicità eterna, ma anche, seppur balbettandone,
la sua natura.
Domanda: Quante volte troviamo il termine “paradiso”
nei Vangeli?
Risposta : Nei Vangeli, troviamo questo termine solo in S.Luca, nella
risposta che Gesù da al peccatore pentito. Il “ladrone”
pentito riconosce in Gesù, seppur inchiodato alla croce, il prossimo
Messia d’Israele che instaurerà il futuro Regno messianico
e gli chiede di poter essere ammesso in esso. Gesù gli risponde,
chiamando il suo regno: “Paradiso”. Il Maestro gli fa capire
che il Regno è una realtà imminente e non si realizzerà
su questa terra, infatti, sia lui che il buon ladrone stavano per lasciare
la vita terrena. Gesù gli assicura che quello stesso giorno si
troveranno insieme in Paradiso.
Domanda: nel suo primo discorso pubblico, nel
giorno di Pentecoste, S.Pietro afferma che Dio non abbandonò
negli Inferi (opp. Ade) l’anima del suo santo (di Gesù);
il Cristo, quindi, scese nell’inferno?
Risposta : No, non scese nell’inferno nel senso come lo intendiamo
noi cristiani. Gli Inferi o Ade era lo stato e non un luogo, in cui
continuavano ad esistere tutti i trapassati. Gesù con la sua
anima spirituale e la sua divinità portò la Salvezza anche
in quest’altra dimensione dell’esistenza umana, conducendo
in Paradiso i giusti, che attendevano qui, dalla Creazione fino alla
pienezza dei tempi (avutasi in virtù della nascita di Gesù
Cristo).
Domanda: Gesù risorto, nell’apparire
alla Maddalena, le dice: non trattenermi, perché non sono ancora
asceso al Padre mio (Gv 20,17); quindi il Signore non andò in
Paradiso, portando con se il buon ladrone, in quello stesso giorno?
Risposta : Con queste parole, Gesù, non si riferisce alla sua
andata in Paradiso con l’anima e la divinità, cosa che
era avvenuta ed è testimoniata dal NT ma, intende far riferimento
al suo ritorno al Padre col suo corpo glorificato, il giorno dell’Ascensione
(cfr. At 1,11). Gesù inoltre, rassicura la Maddalena che non
c’era motivo di preoccuparsi, inutile trattenerlo perché
egli si sarebbe fatto vedere ancora.
Domanda: S.Paolo parla del Paradiso?
Risposta : Si, nella 2 lettera ai Corinzi (12,1-4). In questa epistola,
l’apostolo delle genti, afferma di conoscere un uomo (per umiltà
non dice di essere se stesso), che è stato rapito fino al terzo
cielo, cioè (specifica) in Paradiso; quell’uomo ha udito
parole ineffabili che non è possibile per un essere umano ripetere.
Nella cultura ebraica del tempo, il terzo cielo o cielo empireo era
immaginato come la dimora di Dio. L’espressione <<udire
parole>> è un ebraismo, ossia una proprietà della
lingua ebraica, dove per parole bisogna intendere cose e per udire bisogna
intendere vedere. S.Paolo vuol dire che nel Paradiso vide cose che sono
impossibili da descrivere con linguaggio umano, perché trascendono
l’esperienza di questa vita.
Domanda: Nel NT, dove appare per la terza volta,
il termine “Paradiso”?
Risposta : nel libro dell’Apocalisse.
Domanda: Come viene presentato il Paradiso, dal
libro dell’Apocalisse?
Risposta : Nell’Apocalisse, il Paradiso è presentato come
il premio dei vittoriosi, di tutti coloro che rimangono fedeli a Cristo
fino alla morte (cfr. Ap 2,7.10.17.26; 3,5.12.21). Il Paradiso consiste
nel dono di mangiare dell’albero della vita (espressione che ci
ricorda Gen 2,9) che nella Bibbia è simbolo d’immortalità,
di pienezza dell’esistenza. Il Paradiso, secondo l’autore
dell’Apocalisse, non è limitato al mondo terreno ma, è
“paradiso di Dio” e dimora di Dio con gli uomini (cfr. Ap
2,7; 21,14), esso consiste nella piena comunione di Dio con gli uomini.
Per maggiori approfondimenti invito alla lettura di:
Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana,
P. Nicola Tornese SJ, Paradiso, Padri Gesuiti, Viale S.Ignazio, 51 –
80131 Napoli.